IoVoglioTornareItaliano riceve prestigioso premio per l’informatica

Dino Distefano ha ricevuto recentemente un prestigioso premio per un progetto in campo informatico, dalla Royal Society di Londra. Dopo aver provato un dottorato a Pisa, parte per l’Olanda, il suo ...

Dino Distefano ha ricevuto recentemente un prestigioso premio per un progetto in campo informatico, dalla Royal Society di Londra. Dopo aver provato un dottorato a Pisa, parte per l’Olanda, il suo viaggio termina però in Inghilterra dove oltre al riconoscimento in sede istituzionale è oggi professore ordinario alla Queen Mary University.

Ogni volta che si raccontano le storie dei cervelli in fuga italiani si provano ammirazione e dispiacere allo stesso tempo, ma questo non ci impedisce di andare fieri della storia dell’italiano Dino Distefano, ennesima prova di un patrimonio inestimabile lontano dalla nostra terra.

Raggiungo Dino Distefano in Inghilterra con una chiamata su skype, dopo i convenevoli iniziamo a darci del tu e a parlare della sua avventura.
Dino ha 39 anni ed è di origine catanese, dopo aver studiato informatica a Pisa, prova il concorso per ricercatore all’interno dello stesso ateneo, era il 1998, dato che è sempre stato uno dei suoi scopi da quando ha iniziato a studiare «credo sia stimolante pensare ci sia sempre qualcosa di nuovo da scoprire e questo lo si può fare solo attraverso la ricerca»; il concorso non lo vince, – ci tiene a precisare che «non sono stato bocciato per favorire qualcun altro, solo c’era gente più preparata di me che ha vinto meritatamente» – ma non demorde e decide di partire.
Decide per l’Olanda, che all’epoca cercava ricercatori nel suo campo per delle applicazioni della logica matematica nei settori informatici. In seguito all’esperienza svolta nell’università olandese, parte alla volta dell’Inghilterra, qui inizia a lavorare per il progetto che gli è valso il Roger Needham award, un riconoscimento molto prestigioso per meriti legati al campo dell’informatica.

Il premio che ha ottenuto dice «è frutto di un lavoro non solo personale ma di un team composto da varie persone tra cui Cristiano Calcagno, Peter O’Hearn, Hongseok Yang», una squadra che ha lavorato dal 2004 per oltre cinque anni a quello che pare essere un software dalle applicazioni molto utili.
Gli chiedo di espormi in cosa consiste, in parole semplici mi spiega che il programma analizza dei sistemi software, costruisce un modello matematico dei possibili “comportamenti” di un sistema, da cui si ricava, prima che il sistema venga eseguito, un modello attraverso cui si possono prevedere e in anticipo risolvere dei possibili errori critici che spesso generano quello che è definito come un crash del sistema (Dino è molto tecnico, pensare che dietro tutto questo ci sono file di codici ed equazioni molto complicate, forse è il caso di leggerlo tutto d’un fiato); le applicazioni pratiche del software, che gira sul sistema di una grossa azienda variano, dalla esigenza di velocità di sviluppo, all’immagine dell’azienda, a ragioni economiche.

Il programma è commercializzato attraverso una start-up la Monoidics Limited, che hanno avviato per l’occasione, nomi di grosse aziende hanno già acquistato e stanno utilizzando il programma come Toyota e Mitsubishi; ora lo sviluppo procede nella direzione dei sistemi adibiti alla sicurezza, per trovare “security vulnerabilities”.

Alla domanda “ti andrebbe di tornare” risponde di si, ma aggiunge «per il momento in l’Italia posso solo tornare per passare le vacanze, invece per il lavoro per il momento devo stare in l’Inghilterra. Forse un giorno le cose saranno diverse», continua dicendo «anche qui c’è stata la crisi, ma qui l’economia pare più fluida, c’è meno senso di sconforto, cercano di ricambiarsi facilmente, ritrovano il lavoro, non si abbattono». Gli chiedo anche se secondo lui c’è qualche soluzione per risolvere il problema della disoccupazione e dello “stallo” dell’Italia «ci sarebbe bisogno di maggiore investimenti da parte dello Stato, qui ad esempio, la politica sta investendo molto nelle start-up; in Italia c’e’ molta gente valida».
Del progetto di Iovogliotornare si complimenta e ammette che «iniziative di questo genere fanno pensare che c’è qualcuno che smuove le cose e trasmette la speranza di una possibilità per la nostra terra»

Saluto Dino, lo ringrazio e gli auguro buona fortuna per il suo lavoro, l’inevitabile clic del mouse chiude la cornetta di skype e mi riporta di nuovo qui, di nuovo in Italia con la sua crisi, la sua disoccupazione e con il suo fuso orario nazionale.

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