Una figlia come teMamma, non spendere una fortuna. Intervista a Giorgia Cozza di “Bebè a costo zero”

Da sei a tredicimila euro per una candelina. Tanto costa, secondo l’Osservatorio Federconsumatori, mantenere un neonato nel primo anno di vita. Una spesa già significativa senza considerare la par...

Da sei a tredicimila euro per una candelina. Tanto costa, secondo l’Osservatorio Federconsumatori, mantenere un neonato nel primo anno di vita. Una spesa già significativa senza considerare la parte medica relativa a gravidanza e parto e che, nel totale, si rivela proibitiva per tantissime coppie che vorrebbero avere un figlio. Ma un bambino ha davvero bisogno di tante cose?

Ne ho parlato con Giorgia Cozza, autrice di Bebè a costo zero, Come crescere felice il nostro bambino senza spendere una fortuna. Perché “un neonato viene al mondo con pochi fondamentali bisogni e la risposta a questi bisogni, nella maggior parte dei casi, non ha il cartellino del prezzo”.

Allora partiamo al contrario. Quali sono, se ci sono, le spese davvero indispensabili per un bambino appena nato?

“Se parliamo di accessori e prodotti, indispensabile è il seggiolino auto. Il fatto che sia necessario non significa però che debba per forza essere acquistato: se c’è quello del cuginetto o del figlio dell’amica, purché non siano pezzi d’epoca, ben venga. E se non c’è la possibilità di riciclare da mamma a mamma non è detto che debba essere l’ultimo modello, supergriffato e pluriaccessoriato. Altri prodotti che si possano definire indispensabili…non ne trovo”.

Gran parte di quello che compriamo, quindi, sarebbe in realtà non necessario, un bisogno indotto dal marketing e dalla pubblicità…

“Ci sono vari accessori che per alcune famiglie si sono rivelati utili mentre per altre completamente superflui, quindi non possiamo fare una lista di cose indispensabili e non. Il punto fondamentale è che ogni accessorio può essere recuperato senza spendere, grazie al circolo virtuoso del riciclo: i neonati non fanno in tempo a logorare culle e vestitini e allungare la vita degli oggetti fa bene alle tasche, ma anche al Pianeta”.

Consumare in modo “critico”, cioè avendo coscienza e rispetto del Pianeta, non sempre è considerata una scelta pratica. Penso ai pannolini di stoffa. Ci sono soluzioni comode e “responsabili” allo stesso tempo?

“Non sono completamente d’accordo. Ad esempio l’idea dei pannolini di stoffa può intimorire un po’ ma molti genitori hanno scoperto che si tratta di una soluzione meno impegnativa di quanto si possa pensare. In passato i pannolini lavabili comportavano una gran mole di lavoro, ora sono l’equivalente di un usa e getta in quanto a comodità (li metti e li togli velocemente), quando sono sporchi li lasci in un contenitore (con coperchio) e quando fai il bucato li butti in lavatrice. Inoltre, usare i pannolini di stoffa non significa necessariamente eliminare del tutto gli usa e getta. Alcune famiglie si sono trovate molto bene utilizzando sempre e solo i lavabili, ma altre hanno sperimentato soluzioni intermedie alternando i tipi di pannolini a seconda dell’organizzazione e delle esigenze familiari: qualcuno usa i lavabili di giorno e gli usa e getta di notte, qualcuno fa il contrario. Io dico che vale la pena pensarci, avendo chiaro che nessuna strada è a senso unico, provare si può anche solo per constatare che si tratta di una soluzione che non fa per noi. O magari sì, e allora è un bene averlo scoperto”.

Qualcuno direbbe che è una scelta radical chic…

“Le nostre nonne erano molto radical chic, allora. Scherzi a parte, penso che riflettere su cosa e come acquistiamo e sulle conseguenze delle nostre scelte per il resto del Pianeta sia un atteggiamento da persone responsabili. Il fatto che il consumo critico sia controcorrente in una società consumista come la nostra è innegabile, ma questo non lo rende una scelta meno autentica o meno valida. Anzi”.

Oltre al bebè, anche la mamma è bombardata da messaggi pubblicitari su presunti bisogni, dalle pancere pre-parto alle vitamine post. Come orientarsi tra le proposte evitando spese inutili?

“Informandosi. Valutando. E poi scegliendo. Il marketing fa il suo mestiere e lo sa fare bene, facendo leva sull’inesperienza dei futuri genitori e sul desiderio sacrosanto di non far mancare nulla ai propri piccini. L’informazione può essere la chiave di volta per distinguere i veri bisogni da quelli creati ad arte dalla pubblicità”.

Secondo una ricerca inglese i bambini passano meno di un’ora al giorno all’aperto, meno dei carcerati. C’è un legame tra il consumismo e la quantità e qualità di tempo che i genitori passano con i figli?

“L’organizzazione del mondo del lavoro, specialmente nel nostro Paese, non è pensata per i genitori. Molte mamme e molti papà hanno veramente poco, pochissimo tempo da trascorrere con i propri bambini. Cercare di compensare quello che non si può dare in termini di tempo e di presenza con dei doni, che vogliono simboleggiare il nostro amore e il fatto che pensiamo a loro anche quando siamo lontani, è una reazione comune, forse inconsapevole, sicuramente comprensibile. Ma in fondo tutti sappiamo che nessun giocattolo per quanto all’avanguardia può competere con due ore di gioco o un giro in bicicletta con mamma e papà”.

Forse uno degli aspetti ancora autentici della gravidanza e della maternità è che si tratta di un momento “sociale”. Accogliere una nuova vita è un evento che coinvolge amici, parenti. Ma il consumismo sta arrivando anche qui: cosa ne pensi della moda americana del baby shower, che si sta diffondendo da noi?

“Credo possa essere una bella idea se viene interpretata come un’occasione per ritrovarsi in famiglia con le amiche più care, per stare insieme e condividere la gioia per il bimbo in arrivo e ricevere quei bei biglietti di auguri che ti commuovono ancora quando li rileggi dopo dieci anni. Magari anche per organizzare una rete di sostegno per il ‘dopo’, ovvero i primi tempi dopo la nascita quando un po’ di aiuto pratico ed emotivo è sicuramente prezioso. Se invece viene interpretata come l’ennesima iniziativa consumistica per regalare decine di gadget che in buona parte ingombreranno la casa (e poi la discarica) senza rendere alcun servizio alla famiglia, beh allora…”.

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Giorgia Cozza, giornalista comasca collabora con varie riviste specializzate occupandosi di gravidanza, allattamento, psicologia, salute della mamma e del bambino. Vive in Valtellina da vent’anni. È autrice di vari testi dedicati ai genitori: E adesso… cresco, E adesso… regole (Sfera-RCS, 2007 e 2012), Bebè a costo zero (Il leone verde, 2008 e Mondadori 2012), Quando l’attesa si interrompe (Il leone verde, 2010), Goccia di vita (Ave, 2010), Me lo leggi? (Il leone verde, 2012), Allattare e lavorare si può (Da mamma a mamma, 2012), Allattare è facile! e La pappa è facile! (Il leone verde, 2012), Benvenuto fratellino Benvenuta sorellina (Il leone verde, 2013). È co-autrice di Allattamento al seno (De Agostini, 2011). Per i più piccoli ha scritto Storie di Alice, collana per bimbi da 0 a 6 anni (Il leone verde) e La cuginetta che viene da lontano (Ave, 2012).

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