Esce il giorno di San Valentino, ma non è una storia d’amore. O per lo meno, non è solo quello.
È uno di quei film che li capisci davvero solo negli ultimi minuti, quando gli indizi disseminati dal regista compongono finalmente un quadro chiaro. Eppure non è un thriller.
Noi Siamo Infinito è piuttosto un film “di formazione”: narra di un gruppetto di amici adolescenti che frequentano l’high school (il liceo) a Pittsburgh agli inizi degli anni ’90 e affronta tutti i temi legati alla difficoltà di quegli anni difficili, anni di confusione, paure, insicurezze profonde, anni in cui si scopre il sesso, l’amore, la droga.
Tratto da un libro del 1999, The Perks of being a Wallflower, diventato un cult negli Stati Uniti (edito in Italia da Sperling&Kupfer col titolo Ragazzo da parete) e scritto da Stephen Chbosky, anche regista del film, Noi siamo Infinito ha il potere di travolgere chi oggi ha 30-40 anni di una tenerezza malinconica che scatta morbida nel ritrovare sul grande schermo quelle stesse atmosfere vissute durante il proprio passato, quelle mode e soprattutto quella musica, ascoltata in modo ossessivo per anni e anni (gli Smiths in primis).
Il protagonista è Charlie (Logan Lerman, visto in Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo), un ragazzo timido e goffo, con tanti dolori e traumi alle spalle, che affronta il suo primo anno di liceo. Diventerà amico di un gruppo di ragazzi e ragazze più grandi, al loro ultimo anno, personaggi border line e anticonformisti, che lo accolgono con calore. In particolare Charlie si unirà a Patrick (un meraviglioso, inquietante Ezra Miller) e alla sua bella, infelice sorellastra Sam (Emma Watson, finalmente non più Hermione), di cui ovviamente lui si innamora senza avere il coraggio di rivelarsi.
Le vicende che si sviluppano nel film, fino a quindici minuti dalla fine, sono tendenzialmente quelle classiche di ogni racconto di amicizia adolescenziale, ma qui, e questo è il valore principale del film, sono rappresentate con una grazia e una sensibilità davvero speciali. Qui le vicende commuovono senza mai essere sentimentali, risuonano dentro senza mai essere stucchevoli. I dialoghi sono molto ben curati, mai banali, e i personaggi disegnati bene, grazie a un’abile sceneggiatura e a un gruppo di attori giovanissimi ma davvero eccellenti: da questo film usciranno le nuove star del cinema americano, interpreti destinati a grandi cose (primo fra tutti, Ezra Miller, con quella faccia bellissima e strana, bravo quando deve far piangere come quando deve fare ridere o addirittura quando deve spaventare). Poi, verso la fine, alcune sofferenze solo alluse durante il film si chiariscono, il passato di Charlie e di Sam getta luce sul loro rincorrersi e rispecchiarsi, su un bisogno reciproco che si sviluppa quando ci si riconosce nell’altro e che a quell’età è spesso l’inizio dell’amore.
A quel punto il film acquista ulteriore spessore e lascia un’eredità di domande e turbamenti che continuano a tormentarti anche quando ormai sei fuori dal cinema. Perché anche se non è un semplice film d’amore e nemmeno un thriller, Noi siamo infinito (titolo originale The Perks of Being a Wallflower, molto più bello) è sicuramente uno di quei film che non riesci più a dimenticare per giorni e giorni. Ed è anche un film sulla speranza, che di questi tempi è sempre benvenuta.