Nella mia continua ricerca di voci nuove nei gialli con impronta fortemente localistica, mi imbatto in questo romanzo scritto, in collaborazione, da Laura Costantini e Loredana Falcone. Non è il loro primo romanzo, ma è il primo volume di una trilogia già definita “storica” o “romana” perché le autrici scandagliano nella millenaria storia di Roma. E molto romani sono i due protagonisti: un classico “ticket” investigatore e giornalista. Il primo è un maresciallo dei carabinieri vecchio stampo, arma e intuito, famiglia e problemi borghesi; il secondo è il classico giornalista tutto fiuto per la notizia e rifiuto per una vita comoda, redattore di un giornalino quotidiano, Il Tevere, e amante delle buone trattorie.
Lo spunto di partenza è interessante: omicidi rituali sull’onda di un paganesimo di ritorno e di una follia senza limiti. Quella che ci appare con forza è una Roma povera, quella abitata dai senzatetto in fila a una mensa in attesa di un piatto di minestra, quella di un condominio popolare e del giovane portiere (ne esistono ancora? Italiani, per di più?) che lo cura e pulisce, quella dei ventisette ponti sul Tevere che si allungano da una riva all’altra e nascondono oscurità e pericoli; ma anche la Roma indefinibile che si rispecchia nelle attività commerciali, nelle trattorie, in quegli angoli tipici nei dintorni di Piazza Vittorio (più volte il forno Panella compare nella narrazione).
Vi sono anche giovani rampolli di famiglie ricche, e ricche signore con vite difficili.
E sopra tutti, la dea Vesta, il cui fuoco arde da ben prima che il Cristianesimo divorasse gli dei pagani che avevano regnato su Roma fino a poco prima della ingloriosa fine dell’Impero Romano.
La casa editrice è la Historica Edizioni, giovane casa editrice romana, che ha tirato fuori un prodotto anche fisicamente curato, con carta non banale, con un ottimo lavoro di editing e la giusta attenzione che a volte manca nei lavori di editori più grandi e famosi.
6 Marzo 2013