Un giorno, nella peggiore delle ipotesi, nipoti dei parmigiani, dei cittadini, dei politici, dei giornalisti esaltati alla notizia della prevista riaccensione dell’Inceneritore di Parma, potrebbero pagare il peso del gaudio da stadio che scorreva domenica scorsa in commenti, titoli, articoli, toni.
La sensazione è che all’opinione pubblica non interessino i danni che potrebbe causare la messa in funzione ad Ugozzolo di quello che forse impropriamente è anche detto termovalizzatore. La notizia del via all’accensione è stata piuttosto un ghiotto, motivato, ennesimo pretesto per dare addosso al sindaco Pizzarotti e offrirsi a conferma della teoria che in tanti, tra stampa ed appassionati o improvvisati politologi, portano avanti da tempo, quella secondo la quale il M5S non concretizza le proprie promesse. La questione non era di particolare interesse per i giornalisti nemmeno il 22 settembre, giorno del “Dies Iren – La fine degli inceneritori“. Una massa di cronisti tale da sembrare un raduno, stava rintanata dietro il palco sul quale tecnici, medici ed esperti si esprimevano sul tema rivolgendosi a un piazzale che, se fosse davvero stato questo il “cavallo di battaglia” ad aver portato il grillino alla vittoria, sarebbe stato più pieno. Non che fosse vuoto, però…
Era un sabato pomeriggio soleggiato e Piazzale della Pace è uno dei posti più frequentati i sabati pomeriggio soleggiati. Non come ci si sarebbe potuto aspettare quel giorno. Tanti soldi per muovere troupe, telecamere e microfoni e per formare nel tempo giornalisti accorsi da ogni dove per riuscire poi a raccontare quasi solo questo: che la piazza non era affollata, non piena del tutto, che Grillo, dunque, aveva fatto flop. Così egli stesso aveva previsto ai microfoni...
Guardate il video, se non l’avete già fatto. È del reporter ufficiale di Grillo in quell’occasione, si chiama Nik il Nero ed è un camionista agguerrito militante del movimento 5 stelle. Provate a vedere le cose dal “suo” punto di vista, anzi, dal “loro”, che in questa specifica occasione coincide col mio rispetto a quella giornata Schiacciate play, dopo qualche minuto potreste esservi chiaro che quel 22 settembre la polemica con la stampa del “comico” era rivolta non tanto ai giornalisti italiani, “pagati euro dieci a pezzo” (o non pagati affatto) quanto ai loro editori, quelli che fanno tesoro dei fondi stanziati generosamente dallo Stato in loro favore.. Poi arriverà conferma dagli inviati che sì, erano lì soprattutto per il garante del movimento 5 stelle, mica per l’inceneritore, per sapere di Favia, del movimento….Certo, come spiega una ragazza, nessuno può imporre loro le domande da fare, giustamente, nessuno quindi li obbligava ad interessarsi al “termovalizzatore”; ma poi…Poi se quelle domande, quelle fatte e quelle taciute, si fanno testo di critica di fionda, qualche volta gonfia di retorica e sberleffi, quella dai titoloni che alle volte sanno di demagogia, quella che conquista facili apprezzamenti, ma poco si presta a far chiarezza sul mondo, poi non è tanto edificante, per tutti. È solo un mio punto di vista, abbastanza campato in aria, lo stesso per il quale vi chiedo di riflettere su questo: è giusto che spetti solo a chi va a sedersi nelle stanze del potere promuovere e tutelare il benessere di una collettività? Non è forse ogni vittoria come ogni sconfitta di una comunità merito e demerito di ciascuno dei componenti della comunità stessa e di quanti le si fanno intorno o le entrano dentro, anche solo istantaneamente? Se tutta la stampa lì presente avesse ascoltato quanti si alternavano sul palco e avesse maggiormente approfondito, smentito oppure avvalorato quelle parole… E se la gente-che poi è anche tempo di cityzenjournalism-avesse fatto lo stesso? Se ci fosse stata la gente di Parma, tutta. A sensibilizzarsi, incuriosirsi, pensare in prospettiva. E perché non c’era?…Qualcuno se l’è chiesto?
Quanto all’inceneritore, vi sarà noto che Iren, la ditta costruttrice dell’impianto, aveva rassicurato i cittadini sulle emissioni, promettendo che la qualità dell’aria sarà costantemente monitorata e tenuta sottocontrollo attraverso quattro centraline. Il 14 febbraio, però, si era dimesso un ingegnere componente della Commissione tecnico amministrativa del Paip. Si chiama Michele Trancossi e, con una lettera a carattere privato diffusa non si sa come dal GCR, Comitato Corretta Gestione Rifiuti di Parma, aveva denunciato una “situazione pesante in cui oggi l’impianto è stato portato dalla smania di farlo partire, senza prestare attenzione all’impianto prescrittivo”, ossia al progetto approvato che era stato approvato nel 2008. “Il risultato – spiegava – è che l’impianto è stato finito, Iren chiede di accenderlo, ma molte prescrizioni risultano ad oggi inattese”.
L’ingegnere poteva figurarsi agli occhi di molti come un eroe, colui che avrebbe potuto aiutare Pizzarotti ma, soprattutto, i parmigiani contrari all’inceneritore, a spegnerlo per sempre. E invece no. Avevamo frainteso, sembra ora quasi essersi smentito nel chiarire la sua posizione. Dicendosi indignato nei confronti del GCR che aveva pubblicato la lettera, in un comunicato stampa precisa di essesi dimesso per ragioni legate all’impegno lavorativo in Università di Modena e Reggio Emilia e fornisce una versione delle sue motivazioni un po’ diversa. Come è mio stile-scrive alla Gazzetta di Parma–ho cercato di tracciare un bilancio critico con intento costruttivo e di chiarezza. Presento una personale analisi delle prescrizioni all’impianto per alcuni aspetti critica rispetto a quella scaturita nella seduta numero 18 della commissione, ad uso interno della commissione. Tale analisi ha il solo significato di promemoria, di quanto resti da fare prima di passare all’effettivo esercizio dell’impianto. Focalizzo infine l’attenzione sulle prescrizioni, dedicando attenzione ben maggiore, rispetto a quella dedicata in commissione, alla questione tariffe che ritenevo che dovesse essere chiarita. Mi fanno quindi piacere le recenti dichiarazioni di del Presidente Bernazzoli e Castellani, che ricordano che si applicano quelle del 2008.
La speranza che si palesava in alcuni commenti in rete, che le dimissioni dell’ingegnere aprissero uno spiraglio per la battaglia di Pizzarotti pare svanire…mentre i cittadini, beh, non sono tutti convinti che rifiuti zero e no-inceneritore siano un vantaggio per la città. Valga per i diffidenti al cosiddetto:”nuovo” l’opinione di alcuni anziani di Parma, espressione di una visione pragmatica: “l’inceneritore va acceso, perché è stato quasi del tutto completato, perché è costato dei soldi e per tenerlo spento i cittadini parmigiani dovrebbero pagare tasse più alte. E tanta gente perderebbe il lavoro”.
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Parma. Inceneritore. “Accenderlo per non spendere altri soldi”…
L’inceneritore? Tenerlo aperto per non creare nuovi disoccupati