Nuovo MondoJorge Mario Bergoglio, il Vescovo semplice che non teme i poteri forti

Otto anni fa chiese quasi con le lacrime agli occhi di non diventare l’alternativa a Joseph Ratzinger, nonostante la “sponsorizzazione” progressista di Carlo Maria Martini, oggi è Francesco I, pri...

Otto anni fa chiese quasi con le lacrime agli occhi di non diventare l’alternativa a Joseph Ratzinger, nonostante la “sponsorizzazione” progressista di Carlo Maria Martini, oggi è Francesco I, primo papa con questo nome, primo papa del Sud, primo papa gesuita. Ecco chi è Jorge Mario Bergoglio.

“Ha sempre detto, pregate per me”, diceva Padre Guillermo Marcò e lo disse ancora di più il lontano 19 aprile 2005 quando sperò di tornare nella sua diocesi di Buenos Aires, lui, che nonostante l’apparente timore non ha mai avuto timore di contestare il potere, con il suo atteggiamento riservato, austero ma al tempo stesso duro prima con sé stesso, tanto da eliminare ogni forma di lusso nella sua diocesi, rifiutare di abitare nel Palazzo episcopale per scegliere un piccolo appartamento, viaggiare in metro per visitare i barrios della capitale e perfino cucinare il proprio cibo autonomamente.

Eppure Jorge Mario Bergoglio figlio di un ferroviere e di una casalinga, in una famiglia con cinque figli, dal 1973 al 1979 viene ricordato come uno dei più severi ed intransigenti maestri nel Colegio Maximo della Compagnia di Gesù ed il più feroce critico della scelta dei vescovi latinoamericani di abbandonare ogni riferimento istituzionale per recarsi dai poveri, scelta da lui considerata troppo “populista e politicizzata”. Anche per questo suo atteggiamento molto “militaresco” e per le sue posizioni critiche venne più volte accusato di non essersi mai opposto dalla dittatura militare argentina di quegli anni.

Jorge Mario Bergoglio è un uomo di grande spiritualità e di grande senso della preghiera. Incisivo ma per nulla spettacolare, ortodosso ma al tempo stesso dinamico, non restio a contestazioni e litigiosità con i sacerdoti, quando poco propensi a sporcarsi le mani o ad allinearsi con posizioni politiche, apparentemente socialiste ma poco concrete (non è un caso che le sue relazioni con i Kirchner siano molto negative e che la stessa presidenta Cristina sia stata molto formale e distaccata nel suo entusiasmo per la nomina) ed è un grande ascoltatore di giovani e di persone del popolo. Molto ostile alle scelte sui matrimoni omosessuali e sull’aborto, potrebbe invece essere molto più aperto su posizioni relative alla contraccezione e sul celibato sacerdotale.

Dalle 4 alle 7 di mattina si ritira solitariamente a pregare e meditare e dalle 7 in poi riceve gente, tiene riunioni, fino ad una breve pausa un’ora per poi ricominciare le sue lezioni, i suoi incontri e lui non rinuncia mai a nessun incontro programmato, anche nelle ore più tarde della sera. Nella sua grande biblioteca si ritrovano molti libri di spiritualità e teologia, ma è anche moderno nell’uso delle tecnologie, nel dialogo e nei suoi messaggi. Appassionato di calcio (è tifoso del S. Lorenzo de Almagro), di tango e di musica lirica che non manca di ascoltare durante i suoi periodi di pausa.

“Mio padre diceva sempre che quando esci fuori, devi salutare tutti, specialmente quelli che incontri quando inizi a camminare nei settori più bassi”, disse dopo essere stato nominato cardinale da Giovanni Paolo II. Dalla parte degli ultimi, pronto ad affrontare le crisi sociali in prima persona e per nulla innervosito o intimorito dalle gerarchie, sebbene a Roma se ne sia sempre tenuto lontano, salvo che per incontri straordinari.

A Roma Francesco I sceglierà l’opzione dei poveri, quella che parte dal Sud del mondo, quella dell’apertura pur nel segno del rispetto delle regole fondamentali della Chiesa Cattolica, nel segno di quella “speranza che viene dal Signore che viene a trovare il suo popolo dappertutto”. Un Papa che è chiamato alla sfida di una grande riforma della Chiesa, della sua Curia, delle sue istituzioni finanziarie, dell’accorciamento di un distacco fra l’opulenza ecclesiastica e la sempre più desolante situazione sociale mondiale e di un progressismo moderato, non pubblicitario ma possibile, anzi necessario.

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