Gli arabi sono di sicuro un popolo religioso. Almeno a giudicare dal numero di luoghi di culto che si vedono sparsi un po’ in giro. Al Cairo, per esempio, ci sono centinaia di moschee, alcune chiese (i Cristiani Copti sono circa il 10 per cento della popolazione) e persino un paio di sinagoghe, queste ultime pero’ non funzionanti.
Ma nell’Egitto post-rivoluzionario, faticosamente in cerca di una nuova identità che ci si augura possa essere piu’ plurale e democratica, un gruppo di attivisti egiziani del web ha lanciato una iniziativa per eliminare proprio la voce religione dalla loro carta d’identità. Questi giovani (che, un po’ per scherzare, io chiamo la componente borghese e radical chic) hanno deciso di appiccicare sul proprio documento un adesivo alla voce religione. Nella maggior parte dei casi ci hanno scritto sopra: “Non sono affari tuoi!”. Una immagine della loro carta d’identità modificata viene poi postata sul proprio profilo Facebook, e qualcuno ha anche provato a twittarla all’hashtag #sectarianism aprendo un nuove prospettive. L’iniziativa egiziana sembra infatti essere stata intrapresa dopo che, nei giorni scorsi, nuovi scontri settari fra Copti e Musulmani hanno causato la morte di almeno 3 persone al Cairo.
Lo stesso hashtag viene utilizzato anche da alcuni attivisti libanesi. I giovani di Beirut, pero’, si battono al grido di “Civil marriage not civil war” per introdurre nel loro Paese i matrimoni civili, cioè unioni celebrate soltanto davanti ad un notaio o ad un giudice. Si calcola che ogni anno circa 700 coppie volino nella vicina isola di Cipro per sposarsi lontano dalle loro istituzioni religiose e sotto una legge straniera (in Libano le leggi che regolano questioni come il divorzio e l’eredita’ sono quelle dello Stato dove e’ stato contratto il matrimonio).
Quello che in Occidente sembra il passo piu’ semplice da fare, è invece in Medio Oriente un compito quasi impossibile da assolvere, in quanto il codice dello statuto personale (matrimoni, divorzi, ecc) è quasi ovunque regolato dal rito religioso al quale si appartiene. Che uno sia praticanti oppure no. Anche se di recente qualcuno ha provato a cambiare la storia, proprio in Libano, un Paese arabo particolarmente aperto alle sfide dela laicita’. Qui una giovane coppia di musulmani, Kholud e Nidal, una sunnita e l’altro sciita, sono riusciti nell’impresa di sposarsi solo civilmente (ma il ministero dell’Interno deve ancora approvare la loro unione). Al di là delle proprie convinzioni religiose, per le coppie miste ci sono anche motivi pratici dietro a questo tipo di scelta. Quando la notizia ha iniziato a circolare, in Libano un gruppo di sostegno è stato creato sulla pagina Facebook dedicata alla causa: (www.facebook.com/Civil.Marriage.in.Lebanon). Mentre Kholud posta aggiornamenti sul suo account witter: @KONi16
Credo che dimenticare di coinvolgere queste nuove giovani voci nel processo di determinazione di una nuova leadership in Egitto, in Libano e in generale nel mondo arabo, sarebbe un grave errore. Per quanto tutto cio’ possa sembrare in controtendenza con l’affermazione dei nuovi partiti islamici moderati.