Sul blog Mercato e Libertà, Pietro Monsurrò ha avviato con questo post un interessante dibattito al quale mi piacerebbe contribuire.
Parto dall’osservazione conclusiva:
Fare sembra nascere su un presupposto sbagliato: che la competenza tecnica (‘policy’) sia un sostituto per la capacità politica (‘politics’): se non si supera questo equivoco Fare non diventerà mai adulto.
Concordo che questo sia uno degli errori fatti, ma non il principale. Non mi dilungo su questo aspetto perché in questa sede vorrei portare un contributo costruttivo (ce ne saranno altre per approfondire gli errori commessi e il loro differente peso).
L’autore del post propone una sorta di modulo da compilare per produrre un manifesto soddisfacente suggerendo 6 aree tematiche per ciascuna delle quali è possibile individuare una domanda a cui rispondere.
- Collocamento
- Radicamento
- Comunicazione
- Visione
- Fare Squadra
- Antipolitica
Io sono tra i promotori di manifesto per fare (http://www.manifestoxfare.it) e vorrei provare a compilare il modulo proposto da Pietro.
Lo faccio a titolo personale perché il nostro manifesto non è un vangelo con i suoi apostoli o il culto di un leader carismatico, ma un laboratorio di idee in competizione, discussione, creazione e distruzione. Provvederò pertanto a inserire le mie risposte anche sulla nostra piattaforma di liquid feedback dove potranno essere criticate, discusse e votate dagli altri aderenti.
Per non appesantire vorrei trattare i punti 1,2 e 4 in questo post, dedicarne un altro al punto 3 e infine un ultimo a 5 e 6.
Collocamento.
La distinzione tra destra e sinistra esiste, anche se forse solo nella testa degli elettori, e posizioni non chiare allontanano gli elettori. Fare da che parte sta?
Io dico che sta dalla parte di Renzi. Non è possibile prestar fede a chi predica libertà o federalismo e poi pratica il contrario. Gli elettori lo hanno capito e aspettano un’alternativa credibile. L’unico problema di Renzi è che si ostina a rimanere in un partito dove c’è gente come Fassina. Se riesce a riformare il PD dovremmo andare con lui, se non ci riesce, forse dovrebbe essere lui a considerare di venire con noi e con quella parte del paese che vuole un’Italia diversa.
Radicamento
Sul territorio, come impiegare i volontari?
Come evitare che il loro entusiasmo vada disperso e fare in modo che le loro energie vengano opportunamente canalizzate?
I nostri volontari non possono essere militanti ottusi da pilotare né missionari drogati da una fede religiosa.
Mi piace pensarli come le numerose teste pensanti che costantemente discutono, collaborano, litigano dietro wikipedia concretizzando una specie di miracolo in cui tanta gente normale e un meccanismo efficace di interazione producono una fonte di sapere più attendibile dell’enciclopedia Britannica.
Il meccanismo è noto, basta applicato per strada, fuori dal web.
Visione
Gli italiani hanno già paura, ma non hanno coraggio e speranza, e non si sottoporranno mai alle fatiche delle riforme senza. Come porsi rispetto a questo proposito?
Ecco la mia proposta di visione: Tornare a crescere per dare un futuro ai nostri figli.
La realtà di un paese che non cresce, perde terreno nei confronti dei propri partner, si impoverisce e peggiora sotto i principali indicatori di benessere e felicità è sotto gli occhi di tutti. Almeno di tutti quelli che non appartengono ad una casta protetta e anche alla loro porta, gradualmente, la realtà sta bussando per presentare il conto degli eccessi passati.
Il futuro, che in parte è già presente, sarà fatto di tanti posti fissi in meno e di molto lavoro e impresa in più sul web, tramite canali a distanza, in settori che ancora non esistono o di cui non vediamo ancora le potenzialità.
Possiamo subire questo stato di cose oppure accoglierlo come un’opportunità. Il mondo non smetterà di girare perché noi siamo attaccati al piccolo mondo antico, dove il mestiere del padre passava al figlio e il conto della cena si poteva rimandare alle generazioni future.
Dobbiamo tornare a crescere perché i trucchi contabili, le proroghe e gli espedienti per tirare a campare non possono reggere oltre.
Possiamo tornare a crescere per rendere il nostro paese un posto migliore, dove la gente capace non sia costretta a scappare e chi ha 20 anni non debba guardare con preoccupazione al futuro.
Vogliamo tornare a crescere perché abbiamo capito che la crescita viene dalla liberazione dell’entusiasmo e della creatività e non dai piani dei politici che producono solo spreco, debiti e corruzione.
Non è vero che gli italiani sono tutti furbi e antisociali, esiste un gran numero di persone che considera la libertà, il merito e la giustizia dei valori da difendere e coltivare con azioni concrete e non con vuoti proclami.
Da queste persone può ripartire un nuovo miracolo italiano. Volendo Si può fare.
Il dialogo continua:
http://www.linkiesta.it/blogs/mercato-e-liberta/tornare-crescere
http://www.linkiesta.it/blogs/apologia-di-socrate/l-esempio-della-minoranza