Anche Rizzoli, da qualche anno, ha deciso di cogliere le opportunità e le potenzialità del graphic journalism e, tramite Lizard, ha già proposto diverse inchieste di notevole interesse. Dopo i successi di “Persepolis” o “Valzer con Bashir” sulle tragedie mediorientali (poi trasformati in ottimi prodotti cinematografici), nel 2011 ha tradotto in fumetti, ad esempio, l’inchiesta del giornalista francese Philippe Brunel, uno dei pochi che si è intestardito ad indagare sulle circostanze poche chiare della morte di Marco Pantani, liquidata forse troppo frettolosamente dalla stessa stampa italiana.
Ma Lizard pare abbia una vocazione, o un interesse particolare, per la trattazione dei problemi e dei mali secolari che affliggono il Medio Oriente. Recentemente ha preso a prestito il contributo di uno di quelli che ha aperto proprio al fumetto impegnato la strada del successo, quel Guy Delisle di cui la rivista Internazionale si è spesso servita per raccontare le condizioni delle realtà più impenetrabili come i distretti industriali cinesi, il regime nordcoreano o quello birmano.
A Delisle pare proprio non interessino le imprese facili, anzi si direbbe che sia attirato da questi luoghi ancora avvolti da un fitto alone di mistero e quasi impenetrabili per noi occidentali, sia geograficamente, che culturalmente. Questa volta con Rizzoli Lizard, Delisle si destreggia nella quotidianità fatta di checkpoint e frontiere di Gerusalemme per raccontare il dramma palestinese e l’apparente incomunicabilità fra Israele e la Palestina. Si tratta della cronaca di un anno, assai tormentata.
Nell’agosto del 2008, un volo notturno porta l’autore e la sua famiglia a Beit Hanina, un quartiere nella zona est di Gerusalemme, per dare modo a Nadège, la compagna di Guy, di partecipare ad una missione di Medici Senza Frontiere. Sin dalla prima escursione, il paesaggio si mostrerà, in tutta la sua desolazione, decisamente diverso dalla Gerusalemme propagandata dalle guide turistiche, e sarà ulteriormente devastato dalla tristemente nota operazione “Piombo Fuso” di cui l’autore si trova a essere basito spettatore.
Alla stessa maniera dei precedenti reportage, in Cronache da Gerusalemme, Delisle, grazie ad un’impareggiabile cura descrittiva della quotidianità – delle continue perquisizioni e degli infiniti quanto surreali interrogatori, delle mille sfumature di laicità e ultraortodossia, di tensioni feroci e contrasti millenari, e della disperata speranza, della rabbia e della frustrazione del popolo palestinese –, si conferma capace di tratteggiare, decisamente meglio di molti altri saggi o reportage tradizionali, l’anima e la visione storica di un popolo e di un territorio a partire da dettagli solo apparentemente non significativi.
Il viaggio di Lizard in Medio Oriente prosegue in Libano. Dopo “Valzer con Bashir”, infatti, è il nuovo Bye Bye Baylon di Ziade Lamia a farci rivivere gli orrori e gli strascichi della guerra di “tutti contro tutti” in un territorio che, sino agli anni Settanta, era considerato la “Svizzera orientale”.
Si tratta di un album di famiglia che progressivamente si trasforma nell’album di una nazione che cade a pezzi; il racconto privato si confonde e coincide con quello di un’intera nazione. Una raccolta di immagini (disegni, non fumetti) e commenti testuali che mostrano il Paese cambiare aspetto (in peggio) da un giorno all’altro, e le meraviglie di Beirut offuscate dal sangue che scorre a fiumi nelle strade. La guerra porta via l’anima stessa della capitale, e la sua bella facciata occidentale fatta di negozi, hotel di lusso, spiagge meravigliose, supermercati ultramoderni crolla rovinosamente, rivelando un Paese piagato dalla violenza e dalla devastazione. Ferite laceranti e profonde nell’animo di una nazione e di un popolo, seppur divisi in troppe fazioni ed etnie, che ancora oggi non si sono minimamente rimarginate…
Sono attesi, infine, le ultime “due puntate” de Il Mio Migliore Nemico, una sapiente e sintetica cronaca a fumetti delle “relazioni pericolose” (ma anche proficue) fra Stati Uniti e Medio Oriente. Lo scorso anno, infatti, è stato lanciato il primo volume che ha il compito di ritornare alle origini, cioè quando, ben 4400 anni fa, “Gilgamesh uccise il temibile demone Humbaba in quella che fu la prima guerra preventiva della storia, metafora dell’istinto prevaricatore ed espansionista dell’Uomo”.
Queste prime 127 pagine, e quelle che verranno, sono il frutto del magico incontro tra l’arabista, ex diplomatico francese Jean-Pierre Filiu (nel ruolo di storico) e il disegnatore francese David B., e rappresentano indubbiamente uno dei più riusciti ed originali esperimenti narrativi di raccontare la storia a fumetti, in modo far avvicinare e invogliare alla conoscenza anche i pubblici più restii e pigri.
I prossimi due volumi, quindi, completeranno, sino ai nostri giorni, questa lunga storia fatta di strategie di guerra, alleanze, intrighi, spionaggio, tradimenti politici, colpi di stato e, soprattutto (purtroppo), di migliaia di vittime innocenti.
Un’opera monumentale, imperdibile … Una grande sfida del fumetto che traduce 229 anni di crudeltà e violenze in un racconto incalzante fatto di immagini di immediata forza e intensità; un fortunato connubio tra l’obiettività della cronaca e il simbolismo di parte di un disegno che ipnotizza, ossessiona e sorprende nella semplicità del bianco e nero.