Prosegue il dialogo con Pietro Monsurrò.
Le puntate precedenti si trovano a questi link:
http://www.linkiesta.it/blogs/mercato-e-liberta/che-futuro-if-any-fare
http://www.linkiesta.it/blogs/apologia-di-socrate/idee-fare
http://www.linkiesta.it/blogs/mercato-e-liberta/tornare-crescere
Si parlava di dare una visione al movimento Fare e che questa visione possa essere: tornare a crescere per dare un futuro ai nostri figli.
Pietro dice:
Focalizzare sul lottare per il futuro è la retorica che ci vuole: trasforma una paura che accomuna ormai tutti gli italiani in qualcosa di positivo; bisognerà anche capire come invece infondere la voglia di lottare per realizzare questa speranza
Parliamoci chiaro, per quanto siano in tanti a indulgere nella retorica sulla necessità delle riforme, una maggioranza per attuarla non esiste e non può esistere. Non esiste perché sono tutti riformisti a spese degli altri (per non dire col culo che poi sembra volgare) e non può esistere perché nessuno è disposto a darsi la zappa sui piedi rinunciando deliberatamente a un privilegio o una prerogativa certi e immediati in nome di una qualche ipotetica salvezza futura.
Che fare dunque? Il paese è condannato e qualsiasi iniziativa di tipo riformista è destinata ad essere una mera velleità del solito gruppetto di intellettuali autoreferenziali (che non solo sono pochi, ma anche divisi tra loro e incapaci di comunicare al mondo le soluzioni ai problemi che hanno elaborato)?
Io dico che se non si può sperare nella maggioranza, si può e si deve concentrarsi sulla minoranza.
Esiste un limitato numero di persone che possiede sufficiente spirito critico per inquadrare la situazione del paese in modo obbiettivo, per lasciarsi alle spalle categorie inadeguate come destra e sinistra e residui ideologici che non trovano più riscontro nella realtà.
Questa minoranza appartiene alla parte sana del paese, quella che lavora e produce e che non si sente più rappresentata dalla classe-casta politica che ha fallito portando il paese sull’orlo del baratro.
Si tratta di persone che generalmente godono della fiducia e della stima dei propri concittadini e che possono influenzarne l’opinione e le scelte con la forza del proprio esempio, più che con i vuoti proclami della vecchia politica a cui non crede più nessuno. In questo modo, convincendo questi opinion leader che sono disposti a capire e che non vogliono più credere e orientando le persone che di questi si fidano è possibile raggiungere la massa critica necessaria per diventare visibili e per essere presi in considerazione. Per intenderci una dimensione come quella che hanno avuto partiti come
l’Italia dei Valori o la lega nord nella fase di maturità; un obbiettivo assolutamente realistico se si considera che Fare porta avanti istanze di rottura nei confronti della classe politica precedente sicuramente paragonabili a quelle di quei partiti e che dette istanze hanno recentemente prodotto il successo del movimento 5 stelle.
Cosa farà allora questa minoranza divenuta visibile?
Darà una rappresentanza a quelli che oggi sono esclusi e che costituiscono una parte rilevante del paese: i precari che non avendo la tessera del sindacato non interessano alla vecchia sinistra, gli imprenditori non sussidiati o protetti dal sistema clientelare,che non interessano alla veccia destra, le donne, i giovani, gli immigrati che non interessano a nessuno.
La mia lettura è che la visione non va veicolata dicendo che occorrono lacrime e sangue per ottenere un beneficio futuro, ma convincendo quelli capaci di intendere che la casa brucia e che questa è l’ultima chiamata per non lasciare ai nostri figli macerie e cenere. Se qualcuno comincia a darsi da fare con i secchi d’acqua altri seguiranno l’esempio instaurando un circolo virtuoso. Certo, come proposta può avere un appeal inferiore rispetto alle grandi ideologie del passato, ma è decisamente meglio che osservare l’incendio distruggere la casa mentre si discute del sesso degli angeli.