Quando osservo la distanza siderale dai cittadini comuni di certi politici o membri della casta dirigente in generale, così focalizzati sul proprio ombelico,mentre in giro gli Imprenditori si suicidano e i dipendenti non protetti restano per strada (quelli protetti no), mi viene in mente una metafora un po’ sessista con un marito che lavora e una moglie casalinga. Per rendere l’esempio politically correct dovrei parlare di coniugi o di componenti della coppia, ma francamente mi sembra ridicolo e confido che il lettore capirà che non c’è intento denigratorio nè discriminatorio.
Ogni stato è un po’ come una famiglia dove il marito lavora e la moglie si occupa della casa e dei figli. Entrambi i ruoli sono egualmente importanti, tuttavia differiscono per il fatto che il lavoro svolto dalla moglie rimane all’interno del nucleo familiare, mentre quello del marito consente di guadagnare il denaro con cui acquistare beni e servizi all’esterno. Le bollette e la spesa si possono pagare solo coi soldi guadagnati dal marito: se anche la moglie è un eccellente educatrice dei figli, questo non rileva ai fini del conto da pagare al panettiere.
Messo giù così sembra tutto ovvio e banale. Ora diciamo che le imprese e i dipendenti privati sono paragonabili al marito, che lavorando guadagna quanto occorre alla famiglia per mantenersi, la casta dirigente (che oltre ai politici include i boiardi di stato e i manager delle imprese finto-private) alla moglie casalinga, mentre i dipendenti pubblici e i pensionati sono rappresentati dai figli
La moglie Italia è una pessima casalinga e un’educatrice anche peggiore, fa meno di quello che dovrebbe e quello che fa, lo fa male. Negli ultimi anni ha speso più di quello che guadagna il marito ed ha accumulato un debito pari a 1,2 volte quello che il pover’uomo porta a casa in un anno. Atteso che gli affari non vanno bene i creditori hanno anche cominciato a impensierirsi.
La moglie italia ha sempre aumentato nel tempo la quota che spende per se (quando non in termini assoluti, lo ha fatto in modo relativo a scapito del resto della famiglia) costringendo il marito e i figli a stringere la cinghia. Man mano che la situazione peggiora, la soluzione è sempre togliere di più al marito (maggiori tasse) e dare di meno ai figli (servizi pubblici scadenti), ma la fetta che la moglie tiene per se aumenta sempre o al massimo resta invariata mentre quelle del marito e dei figli si riducono.
Che futuro può avere questa famiglia? Quanto resisterà il marito con la moglie che pretende sempre di più e fa sempre meno e peggio?
Messo su il parallelo la vera domanda è: come mai quello che sembra ovvio per una famiglia non dovrebbe esserlo per uno stato?
Non solo la maggioranza della casta dirigente sembra credere che di poter alzare indefinitamente le imposte mentre lo stato va a rotoli e le migliori risorse umane del paese emigrano, ma soprattutto appare assolutamente assente dal dibattito politico ed economico la nozione di base che i soldi che l’apparato centrale (incluse le imprese finto-private) spende qualcuno deve guadagnarli. Quel qualcuno sarà sempre meno disposto a produrre qualcosa, se deve lasciarne quote crescenti a uno stato che non solo funziona poco e male, ma sembra disegnare le regole appositamente per scoraggiare chi ha voglia di costruire qualcosa.
Intanto Grillo chiama porcata pagare i conti in sospeso con le imprese, il PD in mancanza di nemici aggressivi combatte se stesso e tutto il resto non è neanche noia.
Non stupitevi se una mattina il marito se ne va lasciando un biglietto in cucina.