“Use illegal only to refer to an action, not a person: illegal immigration but not illegal immigrant“. Con queste parole lo Stylebook, il manuale di stile adottato dai giornalisti dell’agenzia Associated Press, avvia una piccola ma significativa rivoluzione nel linguaggio giornalistico;
Gli immigrati che vivono negli Stati Uniti clandestinamente non saranno definiti illegali, Illegale resta l’azione (cioè entrare o risiedere negli Stati Uniti in violazione delle leggi vigenti), ma alle persone viene almeno tolta l’etichetta di fuorilegge. Fra l’altro il manuale precisa che il termine illegal non andrà mai applicato a chi è stato costtretto a migrare da bambino.
L’esempio della Associated Press sta per essere seguito dal New York Times. Si tratta di un bel successo per José Antonio Vargas, un ex giornalista del Washington Post, anche lui immigrato in modo illegale, il quale da tempo chiedeva ai media di non utilizzare una parola “inumana, ingiusta e inesatta”, che induceva a stigmatizzare le persone; Kathleen Carroll, vicepresidente della AP, gli ha dato ragione; dichiarando che il termine illegale “finisce per catalogare le persone e per definirle esclusivamente sulla base di un evento della loro vita”.
Chissà se qualcuno seguirà la stessa strada anche nel giornalismo italiano; la decisione della AP potrebbe essere un buon spunto di riflessione per il prossimo seminario di formazione per i giornalisti organizzato il 18 aprile a Roma dall’agenzia Redattore Sociale. L’evento, definito un seminario per la manutenzione delle parole, sarà intitolato “Parlare civile”, titolo di un manuale pubblicato da Bruno Mondadori sui principali temi a rischio discriminazione e sul linguaggio per parlarne.