Le cinéma autrementRebellion. L’ordre et la morale

Dove faccio un po' la groupie con Mathieu Kassovitz (ma senza chiedere autografi). Quand'ero piccola, in famiglia si guardavano i film in videocassetta venduti assieme a L'Unità. Cosi ho iniziato ...

Dove faccio un po’ la groupie con Mathieu Kassovitz (ma senza chiedere autografi).

Quand’ero piccola, in famiglia si guardavano i film in videocassetta venduti assieme a L’Unità. Cosi ho iniziato a masticare di cinema da irregolare, con La presa di potere da parte di Luigi XIV e senza Viaggio in Italia, con Picnic a Hanging Rock e senza L’attimo fuggente. Con Truffaut (tutto), senza la Nouvelle Vague. Tra le varie collane c’era quella dedicata alle Palme d’Oro a Cannes, sfondo nero e scritte in giallo banana: l’Othello di Orson Welles, La Dolce Vita, Il Gattopardo prima del restauro.

E un film in bianco e nero ambientato nelle banlieues francesi, che qualche anno dopo riuscivo a far proiettare in una delle rare attività extrascolastiche del mio altrimenti classicissimo Liceo. In casa l’abbiamo visto talmente tante volte, che ormai di barzelletta mi ricordo e racconto solo quella “della suora” (al minuto 1.19) – tra l’esasperazione e le proteste dei miei amici. E ogni volta che andiamo a una mostra di arte contemporanea mi giro e chiedo: “Hey Hubert, ma è famoso il tizio che ha fatto questo?”

Insomma, sono anni che piu o meno segretamente faccio la groupie di Mathieu Kassovitz. Gli ho pure perdonato il fiasco hollywoodiano di Babylon AD e l’apparizione ne Il meraviglioso mondo di Amelie, giustamente definito “uno dei film piu inquinanti della storia del cinema” da Roberto Nepoti. Quando ho saputo che Hackney Picturehouse organizzava una preview pomeridiana del suo ultimo film alla presenza del regista, non ho avuto dubbi: che importava se, dopo mesi di latitanza, il sole faceva capolino dalla desolazione dell’eterno inverno inglese?

Rebellion racconta un episodio dimenticato della storia francese avvenuto in Nuova Caledonia nel 1988, quando il tentativo di liberare trenta poliziotti francesi presi in ostaggio da un gruppo di ribelli indipendentisti Kanak si risolse in un bagno di sangue che il governo francese non volle e non seppe evitare. Tratto dal libro di memorie L’ordre et la morale di Philippe Legorjus, ex capitano del GIGN (il corpo di polizia assegnato alle operazioni di controterrorismo) Rebellion segna l’atteso ritorno di Kassovitz alla regia e – insieme – al ruolo di protagonista.

Il trailer in lingua originale.

Al termine della proiezione, il regista si sottopone con buona grazia e abbondanti dosi di umorismo alle domande del pubblico e di Jason Solomons, il critico dell’Observer che conduce il dibattito. E’ sempre un piacere interrogare l’autore sulla sua opera, specie se quest’ultima affronta un pezzo di storia assai controverso, lasciando dubbi e curiosità nello spettatore.

La storia degli ostaggi di Ouvéa è di pubblico dominio in Francia? Senza offesa, ma nel Regno Unito sappiamo a malapena dove si trova, la Nuova Caledonia…
Non siete i soli! Quasi nessuno conosce la storia di quelle isole, per gli stessi francesi sono solo un paradiso turistico a 25 mila chilometri da tutto. Ero un adolescente nel 1988, ricordo vagamente la notizia e la versione ufficiale dei fatti fornita dal governo: “Kanak cannibali, hanno avuto quello che si meritavano.” Mio padre mi diede il libro di Legorjus nel 2001, dopo averlo letto lo incontrai e iniziammo a lavorare insieme sulla possibilità di trasformarlo in un film – ci abbiamo lavorato per più di dieci anni, con l’ambizione di raccontare ai francesi la verità sui quei giorni.

Come ha scelto gli attori che interpretano i ribelli Kanak?
Ho fatto i provini sull’isola di Ouvéa. Trovare gli attori tra i giovani Kanak è stato difficile: molti diffidavano del “francese bianco”, pensando che volessi girare un film apologetico. Sapete che la parola Kanak in francese è usata come un insulto? Il capo dei pirati nelle avventure di Asterix e il capo di Tin Tin chiamano i nemici e gli avversari Kanak – una via di mezzo tra cannibale e uomo delle caverne. Non solo, ma chiedere ai giovani di Ouvéa chi vuole interpretare Alphonse Dianou [il capo dei ribelli Kanak, nda] è un po’ come chiedere ai giovani giamaicani chi vuole interpretare Bob Marley – un grande onore, ma soprattutto un’enorme responsabilità. Alla fine però siamo riusciti a conquistarne la fiducia, arrivando persino a scritturare i figli e nipoti delle vittime del massacro che all’epoca erano bambini o adolescenti.

Il film è stato distribuito in Nuova Caledonia? Quali sono state le reazioni?
No, perché tutti gli esercenti si sono rifiutati di programmarlo, sottoponendo il film a una sorta di censura “a posteriori”. L’anno prossimo si terrà il referendum per l’indipendenza e nessuno vuole disturbare il clima preelettorale scavando in ferite ancora aperte. Nonostante si presenti come un film d’azione, Rebellion è in realtà un’opera autenticamente politica, almeno quanto L’Odio – solo che qui si sentono tutte le voci, non solo quelle di chi il potere lo subisce, ma anche di chi lo esercita. Ed è molto meno funky – ma si sa, invecchiando si diventa seri e forse un po’ noiosi..

Quanto è costato girare Rebellion? Quali difficoltà finanziarie e tecniche avete dovuto affrontare?
Quello che avete appena visto è un film da 10 milioni di euro – non molto per un film d’azione, specie se pensate ai budget hollywoodiani. Non abbiamo avuto problemi a trovare finanziamenti, sia pubblici sia privati: il vero problema è stato trovare l’aiuto per la ricostruzione d’epoca. Tutti i mezzi di trasporto che vedete sono modellini di compensato e plastica e animati digitalmente, perché i corpi militari e politici che abbiamo interpellato si sono rifiutati di fornirci carri armati, jeep o elicotteri dell’epoca. Le poche cose autenticamente funzionanti vengono da Tahiti, dove abbiamo girato tutto il film – girare a Ouvéa sarebbe stato troppo pericoloso, durante tutta la lavorazione abbiamo ricevuto minacce sia dal fronte francese sia da quello indipendentista Kanak.

Il libro di Legorjus è stata l’unica fonte per la sceneggiatura del film?
Ci siamo anche basati sulle testimonianze della popolazione Kanak, i sopravvissuti e i parenti delle vittime. Poi, alcuni attori sono ex membri della GIGN, come il generale che cena con Legorjus la sera prima dell’attacco alla grotta dove sono nascosti gli ostaggi. Mi ci sono voluti sei mesi di allenamento per portarlo ad esprimere qualche emozione, una faticaccia: per quella scena di pochi minuti abbiamo dovuto fare 39 ciak.. I membri del GIGN sono dei professionisti del controterrorismo, passano tutta la loro vita a dissimulare.

Ci sono dei film in particolare a cui si è ispirato? Mi faceva pensare alla Battaglia di Algeri..
Magari! Non ho il talento di Pontecorvo, non avrei mai potuto girare Rebellion in quel modo. Non solo, ma per tutta la fase di scrittura, lavorazione e riprese eravamo sottoposti a continue pressioni politiche, sarebbe stato impossibile avere tutta quella libertà di azione – camera a mano, e via. Un film che avevo in mente mentre giravo era Bloody Sunday [guarda caso, un film amatissimo in Francia e ancora controverso nel Regno Unito, nda]: meno azione e più tensione psicologica e politica.

Parlando di scavo psicologico, com’è nato il personaggio di Legorjus? Il film ha un taglio hollywoodiano, eppure il protagonista non è l’eroe buono, né possiamo conoscere le sue motivazioni, tranne che per qualche momento di voce fuori campo.. come l’ha costruito?
Per capire Legorjus è necessario conoscere il corpo GIGN, molto famoso in Francia e sconosciuto al di fuori di essa. Sono dei professionisti, quasi degli artisti a loro modo: addestrati a gestire emozioni e comportamenti in funzione delle negoziazioni, è quasi impossibile prenderli di sorpresa o entrare nella loro sfera privata. Ho basato la mia interpretazione di Legorjus sulla conoscenza diretta dell’uomo, è parte della sua personalità sembrare freddo o inespressivo. L’unico momento in cui mostra qualcosa è al telefono con la moglie, e non è un caso che rimanga di spalle… Capisco che per un pubblico internazionale sia spiazzante, ma d’altro canto non pensavo che avrei distribuito il film fuori dalla Francia – e invece..

Presentato a Toronto, il film è uscito due anni fa in Francia e sarà presentato in Italia il prossimo giugno al Biografilm Festival. Date retta a una groupie, andatelo a vedere.

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