Ventuno ministri, nove di provenienza Pd, cinque Pdl, tre di Scelta civica, tre tecnici ed Emma Bonino.
Un governo bicefalo, con Letta premier e Alfano vice e ministro degli interni. Il volto mediatico sarà sicuramente quello di Cecile Kyenge, prima donna di colore ministro della repubblica.
Pd, Pdl e Scelta civica si sono divisi le braccia e le gambe dei vari ministeri senza portafoglio in ossequio al manuale Cencelli.
La pancia dei due dicasteri di spesa, istruzione e salute, se la sono divisa uno ciascuno il Pd, con Maria Chiara Carrozza, e il Pdl, con Beatrice Lorenzin, come a dire: se servono tagli, al paese lo spiegate voi che siete le forze politiche che hanno governato il paese negli ultimi vent’anni.
Il cuore del consiglio dei ministri, il dicastero dell’economia e quello del lavoro, restano in mano a due tecnici. Così anche quello della giustizia, dove arriva la Cancellieri. A chi finirà in capo l’accountability sull’azione di questi ministri? Al promotore di questo governo, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Che manca? L’aspettativa di vita, legata essenzialmente a un solo elemento: l’approvazione di una riforma della legge elettorale. Fatta quella, tornare alle urne non sarà più un tabù.