La fauna presente alle riunioni di condominio è un microcosmo lombrosiano di rara vividezza.
Già nel momento in cui trovi in buca la convocazione vorresti morire. Sai in anticipo cosa ti aspetterà: sofferenza. Per la precisione, sofferenza, sangue, isteria, sofferenza, fine dei rapporti umani faticosamente costruiti con inutili chiacchiere sul balcone o in ascensore, l’esplosione di tutti i più bassi istinti animaleschi, se sei fortunato un po’ di noia, ma soprattutto, sofferenza.
Nel momento in cui vedi quella data stampata in neretto sulla lussuosissima carta intestata dell’amministratore (che paghi tu) scatta la corsa ad accaparrarsi un alibi qualsiasi che costringa il partner ad andare al posto tuo.
“Amore, mi spiace, ma io il giovedì gioco a tennis”
“Scusa tesoro, ma quella sera c’è l’addio al celibato della figlia della portinaia di quando ero in Erasmus a Lisbona, non posso mancare”
“Dispiace anche a me cara, ma purtroppo, anche dovessi saltare il tennis (e proprio quel giovedì verrà il mio amico Juanito dal Belize per giocare…), il 20 giugno è l’anniversario della morte di Mitch, il padre di Dawson Leery e sai bene che il fan club di cui faccio parte organizza la maratona televisiva della puntata in cui va a schiantarsi con la macchina (per colpa di un cono gelato, nda)“
“Oh, povero Mitch…il fatto è che comunque io quella sera sarò da Barbara. Le stelle dicono che quella sera nascerà il nuovo Freddy Mercury e la casa di Barbara è alle coordinate esatte indicate dai Maya”.
Terminata in pareggio la sfida del “chi la spara più grossa” le soluzioni di solito si riducono a due: delega ad un vicino o va l’uomo della coppia.
Portare la delega ad un vicino è una cosa altamente squalificante agli occhi della società, devi avere una scusa ottima, tipo infarto in corso, menomazione a tutti e quattro gli arti o morte. Altrimenti, nel tragitto dalla tua porta al suo zerbino ti sentirai imbarazzato come quando cammini per strada e ti si affianca qualcuno che procede alla tua stessa andatura. Non sai cosa fare, ti senti un pervertito, uno stalker, un maniaco omicida e vedi la gente seduta nei dehors che ti osserva con sguardo indagatore. Hai paura che colui che procede in parallelo si giri e ti ringhi in faccia un “ma lei chi diavolo è?? la smette di seguirmi?!?”.
Ecco, la sensazione è la stessa mentre guadi quei due metri di pianerottolo. Hai il terrore che un condomino sulle scale ti scorga con quel foglietto in mano che ha un solo significato agli occhi del popolo di via Castelsantangelo 84/2 bis: “gli inquilini del terzo se ne fottono del palazzo, se ne fottono DI NOI!!“
Suoni il campanello di casa Barberis con la mano che trema, aspettandoti già la severa reprimendo dell’anziano signore. Lui apre la porta sospettoso (d’altronde vi siete incontrati di persona forse 3 volte in cinque anni che abiti lì perchè i vostri orari non coincidono e lui ormai pensa che tu sia uno spacciatore, se sei un uomo, o una zoccola, se sei una donna), ti squadra, poi vede il pezo di carta stropicciato e sudaticcio della delega.
“Ah, non riesce proprio a venire all’assemblea?” ti anticipa con fare bastardo. “Ehm…no, PURTROPPO no” ti correggi subito “ci tenevo tanto, sa, ma PURTROPPO…” e via di irrealistici impegni concordati in precedenza con Obama, Cristiano Ronaldo o Elvis Presley. L’arzillo 75enne ti strapperà di mano il foglietto, congedandosi con un falsissimo “Non si preoccupi, sono cose che possono capitare, tanto ci vado io”, ma, mentre lui chiude la porta, sentirai distintamente le parole “…io alla sua età ammazzavo i tedeschi e questo coglione non trova il tempo per venire ad una cazzo di riunione!”
Tornando paonazzo e ferito nel profondo dal partner commenterete che è l’ultima volta che date la delega a qualcuno, meglio non presentarsi proprio e basta!
L’altra via è quella più onorevole di mandarci il componente debole del nucleo famigliare: l’uomo.
Vostro marito o fidanzato si metterà in ferie per l’intera giornata per prepararsi psicologicamente e si presenterà all’appuntamento con almeno mezzora di anticipo per fare bella figura con l’amministratore. La sera prima sarà stato adeguatamente istruito, perchè la moglie (o fidanzata) preferirebbe essere lapidata piuttosto che partecipare all’assemblea, ma, definito che non sarà lei ad andarci, vorrà comunque che vengano esposte TUTTE le sue idee. “Devi dire di quelli del quinto che attaccano le cicche in ascensore, so che sono loro; poi del cortile sempre sporco, c’è da cambiare una lampadina in cantina, non deve essere approvata la spesa per la parabola comune e devi costringere il ragionier Giangi a smetterla di parcheggiare la sua bici davanti al nostro garage. Mi raccomando, fatti sentire!”
Fatti sentire…’na parola.
Quando il malcapitato giunge all’appuntamento trova ad attenderlo una folla eterogenea, ma omogeneamente inferocita per questa o quell’altra cosa. Ognuno ha il suo punto da inserire all’ordine del giorno in una lista che si allunga di minuto in minuto fino a diventare un romanzo di Proust. L’amministratore si barcamena tra una richiesta e l’altra, tenta di sedare le prime risse scoppiate tra l’avvocato della scala C e la signora Gioviani per un commento sui figli di quest’ultima, definiti “feccia della società” dallo stimato professionista.
“La scala A vorrebbe approvare la sostituzione dei citofoni”
“Col cazzo!”
“Allora pagatevi da soli la morosità di Bellini”
“Scusi amministratore, ma non è possibile fare un altro preventivo per la tinteggiatura dell’androne? 42.560 euro per tre pareti mi sembra un tantino eccessivo…”
“Vogliamo togliere la portinaia? Non pulisce, non ritira la posta, non è mai in guardiola”
“Tanto non avete i millesimi”
Ecco, i millesimi sono l’invenzione più diabolica che l’italica burocrazia abbia prodotto negli ultimi 150 anni. Un diabolico stratagemma dell’Associazione Amministratori per mantenere lo status quo delle cose e continuare comodamente a godersi i nostri soldi alle Maldive (quando li cerchi in ufficio non li trovi mai, saranno pure da qualche parte). Se invece hanno interesse ad approvare dei lavori l’ostacolo dei millesimi si risolve in due minuti.
“Chiamo io Giuridici e Zonia e mi faccio rilasciare una delega telefonica, così possiamo procedere, non vi preoccupate”
Dopo due-tre-quattro ore di consesso furibondo, quando ormai albeggia, si dichiarano chiuse le ostilità e i vari mostri ritornano alle sembianze umane, alla stregua di un Edward Cullen qualsiasi. Chi sbraitava per il portoncino che rimane sempre bloccato ridiventa un anonima casalinga dalle guance rubiconde, l’orco che prometteva morte e distruzione se non gli avessero garantito un posto auto in cortile si ritrasforma nel placido impiegato che tutti conoscevano prima di stasera, il demone infernale pronto a chiamare l’Ufficio d’Igiene se il proprietario del bar sotto casa non si fosse deciso a buttare i rifiuti nel cassonetto e non appoggiarli davanti alla sua porta muta in un istante e compare nuovamente un inoffensivo studente di Filosofia fuori corso.
Al termine della bagarre, c’è poi l’immancabile rito della rivolta carbonara. Tu saluti l’amministatore, esci e trovi un capannello di inquilini che parla fitto fitto sottovoce. E scopri che il contabile che fino a due minuti prima ha fatto le pulci sul rendiconto annuale sta cospirando sottotraccia. La frase sussurrata furtivamente è sempre la stessa: “Dobbiamo cambiare amministratore”.
Arrivi a casa, sfatto, sanguinante, mentalmente devastato.
“Com’è andata caro la riunione?”
“Ho ricordi alquanto fumosi della serata, ma credo di aver approvato l’acquisto di un parapendio per il figlio dei vicini…”