La notizia non è nuova, ma questa settimana ha ottenuto ulteriori conferme. La yakuza, la potente mafia giapponese, si è accaparrata una fetta consistente dei lavori di decontaminazione delle aree coinvolte nelle fughe di materiali radioattivi dall’impianto nucleare di Fukushima, colpito da terremoto e tsunami l’11 marzo di due anni fa. Starebbe approfittando della costante mancanza di manodopera e dell’enorme budget allocato dal governo centrale per la pulizia dell’area della centrale.
Il 5 maggio scorso, la corte distrettuale di Yamagata, città nel Centronord del Paese, ha condannato a 8 mesi di carcere un uomo affiliato alla yakuza. L’uomo aveva assunto sette lavoratori senza licenza di agenzia, a circa 100 euro al giorno per piccoli lavori di decontaminazione ambientale nella prefettura di Fukushima, dove ha sede la centrale nucleare protagonista del più grave incidente nucleare degli ultimi 30 anni. L’uomo tratteneva poi una percentuale sui fondi ricevuti dal subcontractor per gli stipendi dei sette.
“Il governo pretende di fare tutto ciò che è possibile per la decontamianazione dell’aree intorno alla centrale. Ma la verità è che nessuno di questi lavori può essere svolto senz affidarsi alla criminalità organizzata”, ha spiegato il giornalista Jake Adelstein al South China Morning Post.
Adelstein, già cronista dello Yomiuri, il primo quotidiano giapponese, e autore di Tokyo Vice, il più noto bestseller non giapponese sulla criminalità organizzata nipponica, ha scritto di recente che per le organizzazioni criminali entrare in un impianto nucleare è molto facile: “basta compilare un modulo di assunzione”. “A due anni dalla crisi nucleare che ha seguito il Grande Terremoto del Nordest del Giappone – ha spiegato Adelstein – ancora non sono stati predisposti controlli obbligatori per chi viene impiegato negli impianti nucleari”.
Da qualche tempo, il reporter denuncia la situazione ormai diffusa su scala nazionale: le mafie del Kanto, l’area della capitale, e del Kyushu, nel meridione del Paese arcipelago, forniscono forza lavoro alle aziende elettriche del Paese. La TEPCO, l’azienda elettrica di Tokyo, che gestisce, tra numerose polemiche visti i recenti blackout agli impianti di raffreddamento delle barre di combustibile esaurito, la centrale di Fukushima Daiichi, ritorna così al centro delle polemiche.
“Lo sporco segreto che lavoratori e aziende legate alla yakuza hanno per lungo tempo sostenuto l’industria nucleare giapponese – insieme agli stessi membri della yakuza, ex carcerati, criminali ricercati e tossicodipendenti – è ora di dominio pubblico”, conclude Adelstein.