Think it outI “mooc” avanzano: ora ci provano anche Germania e UE

Non è passato nemmeno un anno dal lancio dei primi americani mooc, i massive open online courses, che è già possibile fare un bilancio che arriva fino a casa nostra. Alla fine del 2012 la piattafo...

Non è passato nemmeno un anno dal lancio dei primi americani mooc, i massive open online courses, che è già possibile fare un bilancio che arriva fino a casa nostra.

Alla fine del 2012 la piattaforma Venture Lab dell’Università di Stanford, rivolta agli spiriti più imprenditoriali, aveva sei corsi mooc tenuti da docenti della stessa Università, ovvero sei corsi online e gratuiti accessibili da tutto il mondo tramite un pc e una connessione veloce. Non è passato nemmeno un anno e i corsi offerti sono lievitati a nove. Edx, la piattaforma fondata nell’autunno del 2012 dalle due prestigiosissime MIT e Harvard, conta oggi 12 partner universitari, tra cui un paio europei. E si propone non solo di offrire corsi online interattivi, ma anche di utilizzare la piattaforma per la ricerca sui meccanismi di apprendimento e l’influenza che hanno su di essi gli apparati tecnologici. Coursera, che già aveva un numero corposo di docenti universitari americani, ha incluso nuove organizzazioni quali college e musei. Inoltre fa capolino una università italiana, di cui diremo.

Nel giro di pochi mesi, quindi, è già evidente una certa trasformazione e strutturazione del campo della formazione mooc-based. Forse perché, come dice Tullio De Mauro su L’Internazionale a marzo 2013, “tre grandi forze alimentano il ciclone: l’insoddisfazione delle tradizionali lezioni frontali; la speranza che la rete porti ad apprendimenti interattivi più efficienti della tripletta ascolto silente/lettura individuale/interrogazioni ed esami; il bisogno di internazionalità”. E in effetti, come in altri campi, anche in quello della formazione stiamo assistendo ad una intensa sperimentazione sia da parte di privati, che propongono per il mercato piattaforme in cui coinvolgere le istituzioni universitarie o singoli docenti al fine di cercare un business nella fornitura di servizi annessi e certificazioni, sia le stesse università.

La faccenda sfugge ancora a molti, ma non certamente alla Germania che ha appena chiuso (il 30 aprile) un bando con 250.000 di euro per 10 corsi-mooc, da implementare a breve sulla piattaforma privata, nuova di zecca, Iversity. L’intento dichiarato è quello di coinvolgere il Sud Europa per aprire la competizione con l’americana Coursera.

Ha iniziato inoltre a crederci anche l’Unione Europea: Androulla Vassiliou – Commissario europeo incaricato dell’istruzione, della cultura, del multilinguismo e della gioventù – ha lanciato il 25 aprile 2013 un nuovo progetto-mooc, Openuped, diretto dall’Associazione europea delle università per l’insegnamento a distanza EADTU e con 11 Paesi partner tra cui l’Italia. Manca la Germania, che per ora pare corra da sola, ma rispondono all’appello anche Francia, Regno Unito, Turchia, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Lituania, Spagna, Russia e Israele. I settori coperti dai corsi vanno dalla matematica all’economia, passando per le competenze di digitali, il commercio elettronico, il cambio climatico, il patrimonio culturale, la responsabilità sociale delle imprese, il Medio Oriente moderno, l’apprendimento delle lingue e la scrittura creativa. Interessante la formula che prevede il riconoscimento e la certificazione dei crediti utilizzabile per l’ottenimento di un diploma. Ma a pagamento: il costo varierà tra i 25 e 400 euro in funzione del carico di studio del corso e dell’istituzione.

Non manca ora che dare un’occhiatina allo stato dei mooc italiani. Non si pensi che l’Italia non ci stia pensando. Ci pensa eccome, solo che il mondo dell’e-learning italiano è meravigliosamente ricco di sfumature. Si passa dal progetto oilproject gestito da studenti: “La nostra scuola è di tutti” cita il manifesto; alla complessa piattaforma web “Federica” dell’Università Federico II di Napoli, con 5000 lezioni open access e diversi servizi inclusi, ma più debole in termini di qualità dei contenuti didattici; alla esperienza dal carattere decisamente internazionale della Sapienza di Roma, che ha deciso, per prima fra le università italiane, di entrare in Coursera con tre corsi, due umanistici e uno scientifico, che partiranno ad autunno. L’interesse è rivolto al grosso bacino di utenti, già attratto dalla piattaforma americana, provenienti in particolare dai Brics – Brasile, Russia, India e Cina – fucine di innovazione e imprenditorialità. Si attendono ulteriori sviluppi.

(Fonte immagine: www.nature.com)

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club