Enrico Cuccia e Giovanni Bazoli. Sono passati ormai tanti anni da quell’incontro così ben raccontato qualche giorno fa sulle pagine del Corriere della Sera in un articolo dedicato ai rapporti intrattenuti tra i due più importanti esponenti della finanza laica e cattolica.
L’occasione è stato il libro scritto da Carlo Bellavite Pellegrini intitolato “Una storia italiana, dal Banco Ambrosiano a Intesa Sanpaolo” e dedicato appunto alle tappe importanti che il Prof Bazoli ha segnato nella sua lunga carriera avendone avuto un ruolo determinante in questi ultimi 40 anni e che tutt’ora esercita.
A partire dal fallimento del Banco Ambrosiano allora guidato da Roberto Calvi fino ad arrivare, dopo un lungo percorso aggregativo, al 2006 con la consacrazione dell’operazione di fusione tra la Banca Intesa e l’Istituto Bancario Sanpaolo di Torino il Prof Bazoli ha seguito passo dopo passo tutto il percorso di crescita e affermazione, non va dimenticato, di concerto con le Fondazioni bancarie, troppo spesso messe in discussione in questi anni, pur avendo avuto un ruolo spesso fondamentale non solo nel sistema bancario, ma anche nel sistema economico e produttivo di questo Paese.
Ebbene, nell’articolo che ricostruisce quasi mezzo secolo di storia, si descrive il periodo nel quale i due grandi banchieri, Cuccia e Bazoli, ad un certo punto, depositate le armi dopo anni di tentativi di uno di disarcionare l’altro, si incontrano e si frequentano.
Il Professor Bazoli in occasione di una duplice Opa lanciata da Unicredit su Comit e del Sanpaolo su Banca di Roma aveva di fatto messo in discussione il potere di Mediobanca.
Ci troviamo nel marzo del 1999, poco più di un anno prima della morte del dott. Cuccia.
Siamo in pieno processo aggregativo e allora i vertici della Banca Commerciale Italiana, la gloriosa Comit, dopo aver tentato senza successo di recitare la parte di banca aggregante nel sistema, ne diventa un po’ la preda preferita entrando nel mirino proprio di quella Banca Intesa nata dalla fusione tra Banco Ambrosiano e Banca Cattolica del Veneto, divenuto Banco Ambroveneto, e successivamente attraverso l’aggregazione della Cariplo.
E nel giugno del 1999 Banca Intesa ottiene la presa di quella che era considerata la più bella realtà bancaria italiana, proprio la Banca Commerciale Italiana tanto cara al capo di Mediobanca.
C’è un passaggio, non di poco conto, che è doveroso ricordare proprio per rendere omaggio al banchiere Cuccia e che non viene riportato nell’articolo, a meno che non lo sia nel libro di Bellavite Pellegrini, e cioè allorquando nel corso delle frequentazioni tra i due numeri uno, proprio Cuccia chiese ed ottenne da Bazoli che, a seguito dell’operazione, il nome della nuova banca dovesse essere INTESABCI per mantenere viva la tradizione della sua banca preferita, appunto della Comit, che all’estero veniva più facilmente pronunciata in inglese con l’abbreviativo della sigla BCI mentre di Banca Intesa gli operatori esteri ben poco conoscevano.
E così fu per qualche tempo e la promessa venne mantenuta anche dopo la morte di Cuccia, avvenuta all’età di 93 anni, il 23 giugno del 2000.
Quel che successe realmente, al di la di quell’abbraccio, fu purtroppo l’annientamento psicologico, a parte qualche rarissimo caso, della classe dirigente della Comit e l’accantonamento di una cultura bancaria costruita in tanti anni la cui reputazione e credibilità era riconosciuta in Italia come un vero esempio da imitare e all’estero come l’unica banca italiana con una forte vocazione internazionale.
D’altro canto le storie della Cattolica del Veneto e della stessa Cariplo, per quanto rispettabilissime, meno evidentemente quella del Banco Ambrosiano, poco avevano a che fare con la tradizione bancaria della Comit e dei suoi dirigenti.
Del perchè questo sia avvenuto è pure intuibile, anche se non del tutto giustificabile. Chi compra spesso decide le sorti di chi è comprato e lo si è poi capito meglio in questi ultimi anni nel corso dei quali prevalendo un diverso modello di fare banca, avendo come obbiettivo prevalente la creazione di valore per gli azionisti, si è perso un pò di vista il valore del Cliente e la funzione di un istituto bancario verso il Cliente e l’Impresa, due concetti tenuti ben presente in una banca com’era, allora, proprio la Comit.
Fu dunque un abbraccio mortale?