La sostanza è forma: da noi conta più parlare che fare

Prendendo un caffè all’autogrill, ho assistito involontariamente a questa conversazione. Un autotrasportatore (ignoro di cosa) chiedeva a un altro: «Ma tu, quando ti ferma la guardia di finanza, q...

Prendendo un caffè all’autogrill, ho assistito involontariamente a questa conversazione. Un autotrasportatore (ignoro di cosa) chiedeva a un altro: «Ma tu, quando ti ferma la guardia di finanza, quanti fogli gli fai vedere? Perché, se gli fai vedere solo tre fogli, quelli li guardano davvero e cominciano a farti domande. Noi, invece, siamo andati da un avvocato e di documenti ne abbiamo preparati quindici!» Scatta un occhiolino complice: «Così, quando glieli fai vedere, quelli ti lasciano andare subito».

Questa chiacchierata mi ha fatto tornare alla mente due episodi. Primo. Al liceo, quando volevi far bene nell’interrogazione di storia, esisteva un modo semplice. Studiavi il libro di testo e poi, il giorno prima, andavi in biblioteca e prendevi un bel po’ di libri sull’argomento. Dopodiché, li sistemavi sul banco senza bisogno di leggerli e ripetevi quello che avevi letto sul libro di testo. Un bel voto era assicurato.

Il secondo episodio affonda negli anni del dottorato. Insieme al mio supervisore di dottorato, avevamo ricevuto un finanziamento regionale per realizzare una valutazione empirica innovativa sugli effetti del lavoro interinale. La ricerca è stata poi pubblicata su una rivista scientifica internazionale (dubito sia capitato spesso con gli studi della regione in oggetto). Ma ricordo ancora la faccia del funzionario regionale quando gli abbiamo consegnato il rapporto finale: «tutti questi soldi solo per ottanta pagine?» La ricerca un tanto al chilo.

Questa è l’Italia. Un paese dove è più importante parlare di big data che saperli usare. Un paese dove un assessore, per fare carriera, organizza convegni per annunciare (incrementalmente) nuove politiche, piuttosto che valutare (seriamente) le politiche che già ci sono. Perché l’effetto annuncio conta più dell’effetto risultato. Un paese dove la (cattiva) forma è spacciata per sostanza.

Se vogliamo tornare a crescere, serve un cambiamento radicale. Dobbiamo capire che la (buona) sostanza – il merito, la valutazione, i risultati – sono l’unica forma che conta.

Twitter: @TNannicini

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