Hai voglia ‘a parlà de internet. Internet, la cosa. “L’ha detto internet”. Ah, già, mo si dice er web. “L’ha detto il web”. “L’ha detto la tv!”, vi ricordate quando lo dicevano i nostri genitori? noi già sorridevamo. “Il web è diverso” diciamo noi. E c’è già chi sorride.
E’ l’uso cacchiarolina. E’ l’uso. E’ sempre l’uso. Una piazza è bona per far passare un buon pomeriggio ai vecchietti, un comizio, una biretta cogli amici, oppure – attenzione a’ sottile metafora – per fare il concerto del primo Maggio come per non farlo fare, magari protestando di brutto. L’importante è che in ogni caso non stiamo parlando di pranzi di gala.
La verità è che, parafrasando Popper, il web è una cattiva maestra quando la usiamo senza patente, perché per usare cose così potenti ci vuole un permesso, bast’anche quello della propria coscienza.
La potenza è nulla senza l’uso.
Il web è uno strumento come un altro. Niente di più. E il suo uso è quello di sempre, quello che si fa con gli strumenti. Potrebbe essere la ruota, il carattere mobile, la lampadina, ma in ogni caso stiamo calmi. Mica quando è stata inventata la lampadina siamo entrati in un’altra dimensione. E’ cambiato tutto, ma il resto è comunque continuato ad andare come sempre. Imperturbato.
E’ l’uso, è sempre l’uso. Il web è un carattere nobile. Il suo uso appropriato, efficace, sano, etico, è un lusso. E’ roba per pochi eletti. Pochi eletti che possono essere tanti, ma in ogni caso non possono essere tutti. Tutti non esiste, se non tutti-quelli-che, perché non tutti hanno sempre qualcosa da dire. Quello di Warhol non era un auspicio.
Vedi. Di nuovo. E’ sempre l’uso, il che che ne fa anche una questione di coscienza. I neuroni cambiano, davvero la vita digitale ti cambia il cervello, ma questo non significa che sei più intelligente. E’ come pretendere che un nuovo piano del traffico possa rivoluzionare a tal punto la circolazione da trasmutare le auto. No, è solo un nuovo pattern, abitudini che cambiano, da qui a una nuova umanità il volo pindarico da fare è enorme.
La relazione tra te e il tuo smartphone non è transitiva: è il telefono ad essere intelligente, non tu.
E’ il messianismo che rovina tutto. Trolla le coscienze. Il web potrebbe essere pure la Bastiglia, il superuomo, la connessione istantanea di tutti i peli del proprio corpo con i peli del corpo di tutti, ma in ogni caso non ci salverà. Cacchiarola, abbiamo già una chiesa soteriologica che va fortissimo, con quasi duemila anni di esperienza, sarebbe un po’ presuntuosetto mettersi ad adulare uno schermo, che tra l’altro ha interrotto il mio bellissimo rapporto con il giornalaio sotto casa.
E’ solo uno strumento, cristo. Scusate la bestemmia, ma ci sta proprio bene, perché la confusione gioca proprio tra iPad e Gesù Cristo. Ci piace tanto definirci postmoderni – che è un po’ come chiamare postantico il Medioevo – e poi cadiamo su una cosa così vecchia come la pubblicità.
Il web è una pietra litica. Bellissima, determinante, rivoluzionaria pietra litica. Ma pur sempre una pietra.
Bisogna sentirsi privilegiati nell’usare certe cose. Se il web fosse davvero uno strumento tipo l’aratro, la penicillina, l’aeroplano, allora la prima cosa da fare, per usarlo bene, sarebbe capire a cosa serve, altrimenti sarebbe solo uno spreco di elettricità a beneficio del Mercato. Il web bisogna conoscerlo, smontarlo, spezzarlo, giammai adularlo, finiresti per postare deiezione su facebook.
Non ne faccio una questione illuministica, si può adulare anche la Ragione. Ne faccio una questione d’amore. Nell’adulazione si subisce la bellezza di chi si adula, finendo per credere di essere al cospetto di un dio. Crea distanze, dando l’illusione di un web dotato di vita propria. Invece bisogna amarla questa mirabile invenzione, farci l’amore. Ovvero la consapevolezza di una relazione di cui siamo responsabili.