I bombardamenti con i droni sono illegali, crimini di guerra, una violazione della carta delle Nazioni Unite. L’Alta corte di Peshawar si è espressa sulla legittimità dei raid con i velivoli guidati in remoto sul territorio pakistano. La sentenza ordina inoltre al governo di Islamabad di risarcire le famiglie dei civili morti in un attacco contro una riunione di anziani nelle aree tribali a marzo del 2011.
Il caso era stato sollevato dalla Foundation for Foundamental Rights, organizzazione pakistana che offre sostegno legale e rappresenta Noor Khan, il cui padre morì nell’attacco. La legittimità degli omicidi mirati e dei bombardamenti con i droni nell’ambito della guerra contro il terrorismo è sotto osservazione dell’Onu.
Il Pakistan è uno dei teatri di guerra principali, sebbene ufficialmente nel Paese non sia in corso alcun conflitto e anzi Washington e Islamabad siano alleati. Il giudice Dost Muhammad Khan ha esortato il governo a presentare una risoluzione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e rompere i rapporti con Washington nel caso gli Stati Uniti dovessero avvalersi del proprio diritto di veto.
I vertici pakistani negano di aver dato il proprio benestare alle azioni. Tuttavia, tornato dall’esilio di Dubai, l’ex presidente Pervez Musharraf ammise che Islamabad diede il proprio via libera, sebbene soltanto in poche occasioni. Ma nel Paese in campagna elettorale per le legislative dell’11 maggio i politici tutti tendono a marcare le distanze se non a denunciare la violazione della sovranità pakistana.
Tra i principali oppositori ai droni c’è l’astro nascente della scena politica, l’ex giocatore di cricket Imran Khan che a ottobre dell’anno scorso guidò una marcia di protesta con l’obiettivo di entrare nel Waziristan, regione dove più frequenti sono i raid contro i militanti islamisti che lì trovano rifugio. Di azioni “controproducenti” ha parlato invece Bilawal Bhutto, ventiquattrenne leader del Partito del popolo pakistano, figlio della defunta premier Benazir e del suo vedovo Asif Ali Zardari, capo di Stato uscente.
Critico è anche il favorito alla vittoria elettorale, l’ex premier Nawaz Sharif. “Gli attacchi con i droni sono contro la sovranità nazionale e sono una sfida all’autonomia e all’indipendenza del Paese”, ha detto sottolineando che non saranno più tollerati.
Secondo i dati del Bureau of investigative journalist, dal 2004 al 2013 i bombardamenti con i droni hanno fatto tra i 2.500 e i 3.500 morti, di cui tra i 400 e gli 800 civili. E la maggior parte dei bombardamenti sono avvenuti durante gli anni delle presidenza Obama.