Difficilmente riesco a scrivere di Siria su questo blog. Le immagini di violenza e distruzione che arrivano via social network, e media tradizionali, da Damasco e da Aleppo, e dalle altre città di questo Paese, me lo impediscono. Tuttavia, non posso evitare di farmi suggestionare dalla società civile siriana e dal suo sforzo di resistenza creativa. Fin dal 15 marzo 2011, inizio delle prime manifestazioni anti-governative, giovani artisti e semplici cittadini sono stati i protagonisti di un’incredibile esplosione creativa, che all’inizio ha riempito le piazze virtuali di Internet, e poi si è riversata nelle strade del paese, accompagnando le proteste in nome di libertà e dignità.
Apre domani, a Milano, una mostra che racconta e documenta proprio questo slancio. Si intitola CREATIVE SYRIA (fino al 10 maggio) e si svolge nell’ambito del 23° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina. E’ un mix di lavori di artisti siriani noti ed emergenti, e opere di autori anonimi diffuse su internet, fra cui spiccano quelle del visual artist Kevork Mourad, i disegni e le vignette di Sulafa Hijazi, Hamid Suleiman e Juan Zero. Nella rassegna anche la realtà di Freedom Graffiti Week ri-elaborata dal collettivo milanese Volkswriters. Fra gli ospiti, invece, il giovane artista Tamman Azzam, che espone parte dell’acclamata serie Syrian Museum, di cui abbiamo già parlato su questo blog.
Sperimentando un po’, ho chiesto alla curatrice dell’evento, l’amica Donatella Della Ratta*, di rispondere a 3 domande. Come al solito, lo ha fatto in modo provocatorio ma efficace.
Come hai conosciuto Tammam Azzam e che cosa ti ha colpito del suo lavoro di artista? Tammam in realta’ lo conosco solo virtualmente, non ci siamo mai incontrati di persona. Ho conosciuto il suo lavoro attraverso i network di amici comuni siriani, e mi ha colpito tantissimo. L`idea di mettere opere famose, l`arte e la bellezza prodotte in Occidente, capolavori come i lavori di Leonardo, Klimt, Goya, e ricontestualizzarli nelle rovine, nella distruzione della Siria di oggi, e` stato come un pugno allo stomaco. Ho vissuto in Siria e adoro questo paese, le sue bellezze naturali, la sua storia, la delicatezza del suo popolo. Le opere di Tammam sono uno schiaffo a tutti noi che guardiamo, dalla TV, dai social network, un paese cosi` bello e cosi ricco venire lentamente distrutto, nell`indifferenza generale… .
Come sai, seguo con passione il fenomeno street art esploso nel mondo arabo con le Rivoluzioni del 2011. Che cosa ci raccontano i muri di Aleppo e di Damasco? I muri di Aleppo, di Damasco, ma anche di citta` piu` piccole come Saraqeb, raccontano tante cose oggi, se solo ci mettiamo in ascolto. Il fenomeno dei graffiti e della street art e` esploso da subito, da quel marzo 2011 che ha dato avvio alla rivoluzione siriana. Se pensiamo che un gruppo di ragazzi a Daraa, nel sud della Siria, ha scritto sui muri della scuola “Il popolo vuole la caduta del regime” e “e` venuto il tuo turno, dottore” (riferendosi a Bashar al Asad), quello e` stato forse il primo esempio di graffiti rivoluzionari in Siria, uno degli episodi che ha acceso la scintilla delle proteste, dopo che i ragazzi sono stati fatti sparire dai servizi segreti. Nonostante la violenza, il fenomeno dei graffiti e della street art non si e` mai arrestato in Siria. Qualche mese fa, a marzo, allo scoccare del secondo anniversario dello scoppio della rivoluzione, gli attivisti in Siria hanno lanciato una campagna che aveva l`obiettivo di riprendersi gli spazi pubblici, occupati da una parte dal regime e dall`altra dalle frange della resistenza armata, anche attraverso dipinti e graffiti sui muri delle citta`. I nuovi slogan sui muri siriani dicono cose come “dopo la rivoluzione le spezzeremo” (riferendosi alle armi), oppure “di` alla pallottola che siamo tutti siriani”, riferendosi al fatto che le vittime di questo conflitto, dall`una e dall`altra parte, sono pur sempre cittadini di una Siria che invece ha bisogno di ricostruirsi. I muri della Siria dicono che c`e una societa` civile ancora vigile, e attiva, e resistente, nonostante sia schiacciata dai media e dalla politica che ormai vedono la situazione del paese solo come un gioco a scacchi di potenze regionali e internazionali e dimenticano che le proteste sono nate da un genuino desiderio, interno al paese, di dignita` e liberta`.
Non è semplice parlare di Rivoluzoni arabe, oggi. Ancor meno di resistenza creativa. No, non lo e`. Le rivoluzioni arabe piacevano alla stampa occidentale e all`opione pubblica quando potevano raccontarle come “rivoluzioni del gelsomino”, quando si potevano risolvere in tre settimane, o quando offrivano lo spettacolo perfetto per le telecamere, come quello di piazza Tahrir. La rivoluzione siriana e` stata, da subito, un`eccezione. Non ha mai potuto avere la sua piazza Tahrir, non ha mai goduto di una buona “angolazione televisiva”. E` stata sempre difficile da raccontare, troppo complessa per la narrazione fast food dei media. Ed e` stata presto trasformata in una “guerra civile”. Ma per me resta una sollevazione civile, piena di creativita`, piena di incredibili gesti di resistenza e di invenzioni per resistere. “Creative Syria” e` un tentativo, piccolo, di mettere in luce questi gesti quotidiani di resistenza, promossi da artisti noti come Tammam, ma soprattutto da utenti anonimi, semplici cittadini, che contininuano ad opporsi in nome di liberta` e dignita`, esattamente come nel marzo di due anni fa.
*Donatella Della Ratta è esperta in Media arabi. Dal 2007 al 2011 ha vissuto a Damasco, svolgendo una ricerca sull’industria delle soap opera in Siria. Dirige la web community in lingua araba dell’organizzazione internazionale Creative Commons (www.creativecommons.org) e cura un blog sui media e social media nel mondo arabo (www.mediaoriente.com). Il suo account Twitter è: @donatelladr