Le ArgonauticheCosti della politica e calo dell’affluenza alle urne.

Come coniugare il taglio dei costi della politica - riducendo il numero degli eletti - e il calo costante dell'affluenza alle urne? Semplice: basta leggere Saramago., Una delle cose su cui ci si è ...

Come coniugare il taglio dei costi della politica – riducendo il numero degli eletti – e il calo costante dell’affluenza alle urne? Semplice: basta leggere Saramago.

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Una delle cose su cui ci si è maggiormente dibattuti negli ultimi mesi è stato il taglio dei costi della politica. Taglio dei costi che si è inspiegabilmente concentrato, almeno a livello di discussione, sulla riduzione del numero degli eletti piuttosto che sui veri e influenti capitoli di spesa (province, consorziate, rimborsi, etc.). L’accordo in merito al problema però sembra lontano: come effettuare questo taglio? Su questo si sono confrontati Ester Tanasso e Alessandro Tessari sul libro “Ascoltare il dissenso. Come la scheda bianca può ridurre il numero di parlamentari”, recensito su un interessante articolo de Il Giornale a firma di Giannoni.

Chi lasciare fuori? Ecco, a valle dei risultati delle amministrative, siamo quasi sicuri di poter dire che è stata individuata una risposta precisa, seria e democratica al problema. Prima però è necessaria una piccola digressione.

Ad ogni elezione, viene ripetuto all’infinito una sorta di mantra: la partecipazione alle urne è sempre più risicata. I commentatori si sbizzarriscono sul tema e, sempre più spesso, emergono degli interrogativi: è legittima l’elezione di un consiglio comunale, provinciale, regionale o del Parlamento stesso con un tasso di defezione al voto così elevato?

La risposta non è banale, ma certo qualche considerazione in merito la si può tentare. L’assunto generale da cui si parte è che, tranne casi eccezionali, le schede bianche, quelle annullate e gli elettori assenti al voto siano persone che “volontariamente” chiedono che di loro non si tenga conto. In tale ottica, quindi, qualsiasi forma di astensionismo può essere interpretato come un rozzo, ma efficace, meccanismo di delega: non andando a votare o votando scheda bianca, mi assumo la responsabilità di farmi andar bene qualsiasi risultato elettorale fuoriesca dalle urne.

La validità di questa interpretazione è sostenuta da due considerazioni. La prima: è impensabile che un cittadino non sia informato sul fatto che può esercitare il proprio diritto di voto; la seconda: la scelta di astenersi non incide in alcun modo sul numero degli eletti, non intacca le varie sfere di potere né tantomeno sui rapporti di forza tra i partiti. Certo, essa può essere sintomo di un forte dissenso rispetto al sistema politico in generale, ma tutto sommato è innocua e per certi versi anche comoda: nella mancanza di un punto di incrocio tra domanda e offerta politica, chi viene ad essere penalizzato è sempre il cittadino e non i partiti che, comunque, mantengono i loro eletti.

Appare dunque evidente una cosa: se è plausibile che l’astensione sia la scelta meditata di chi, di fronte alle proposte dei partiti, non si sente di esprimere la sua preferenza nei confronti di nessun candidato, è chiaro che l’astensione esprime un giudizio consapevole ed intenzionale di rifiuto diretto a quei politici, una bocciatura in risposta all’offerta dei partiti ed alle loro strategie.

E qui, finalmente, mi ricollego alla domanda lasciata in sospeso all’inizio di questa riflessione: come tagliare il numero degli eletti per ridurre i costi? Una proposta potrebbe essere questa: rappresentare il “partito dell’astensione” in quanto tale, lasciando dei seggi vuoti. Basterebbe una modifica alla legge che preveda, nel conteggio per la ripartizione delle poltrone, anche le schede bianche. Tante schede bianche uguale a tanti seggi vuoti.

Certo, un meccanismo del genere non ha precedenti storici, se non esclusivamente letterari come ad esempio nello stupendo “Saggio sulla lucidità” di J. Saramago.

Nella realtà, però, sarebbe molto di più che un semplice pretesto. Sarebbe un modo alternativo di raggiungere immediatamente, e per volontà popolare, uno dei risultati più desiderati: il riavvicinamento dei partiti ai cittadini e il ridimensionamento significativo del numero degli eletti. Due piccioni con la stessa fava.

ps. Ma al di là del numero degli eletti, additato come scandalo e spreco, qualcuno si è mai chiesto perché solo in Italia, qualsiasi elezione si faccia, vi è sempre necessità di spalmarla su due giorni? Quello che si risparmierebbe facendole in una sola giornata basterebbe a risparmiare quantità di denaro inimmaginabili.

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