La Fantascienza è adessoIl femminicidio quotidiano

Fuori dal finestrino il cielo schizofrenico mi ricorda quanto sia insolito questo finale di Maggio. Il regionale si ferma e sale una ragazza minuta, porta enormi occhiali da sole che le coprono gl...

Fuori dal finestrino il cielo schizofrenico mi ricorda quanto sia insolito questo finale di Maggio. Il regionale si ferma e sale una ragazza minuta, porta enormi occhiali da sole che le coprono gli occhi. Si siede in uno dei posti dinanzi a me e non stacca mai lo sguardo dal suo smartphone, immersa come tanti in scambi di messaggi su whatsapp.

Torno a leggere il giornale, nel mentre lei è al telefono con un’amica a cui dice che con quei grossi occhiali che porta nessuno può vederla, così capisco come mai li porti anche se fuori è nuvoloso e non c’è nessun sole picchiatore a giustificarli.

Ho sonno e sto per addormentarmi sul posto quando lei riceve un’altra telefonata, prova a parlare ma viene sempre interrotta, pare che l’altro sia abbastanza adirato con lei. Lei parla di un tipo che le piace, vorrebbe aggiungere una proposizione avversativa per spiegarsi meglio, ma lui è un fiume in piena.

Vorrei dormire o leggere, ma lei che continua a parlare interrompendosi in “ma.. mi fai parlà? Per piacere” è troppo disturbante. Capisco che il tale è il suo ex, ce l’ha con lei perché le piace un tipo con il quale non è mai uscita, mentre lui è uscito con due sue amiche. Lei si sente in torto ed assicura che non riesce proprio ad uscirci con questo tale, perché il suo cuore e la sua testa sono altrove, ossia dall’ex in questione.

Ma la cosa che più mi colpisce è quando lei dice “tu mi avevi detto ti lascio andare non ti tengo più legata me, adesso fai così e mi confondi”, mi soffermo sul “non ti tengo più a legata a me” e la prima immagine che mi viene in mente è Leonardo Di Caprio in Django, quando firma il documento per liberare la donna di Django dalla schiavitù. Peccato che l’ex della ragazza sul treno non la possiede, quindi non ha senso esprimersi così. Ma è più corretto dire che non avrebbe senso, ma purtroppo facciamo ancora fatica a non sentirci “proprietari” di una persona, ci crediamo gli unici ai quali quella persona deve rivolgere le proprie attenzioni ed azioni.

La ragazza del treno ha tutto il diritto di uscire con altri, eppure si sente in torto e non riesce ad avere un appuntamento con chi le piace. Dall’altra parte il suo ex ragazzo si sente libero di fare ciò che vuole e si irrita quando lei fa lo stesso.

Ascoltandola penso a Rosaria Aprea: la ragazza campana, pestata dal proprio compagno e padre del suo piccolo bimbo, che ha deciso di ritirare la denuncia perdonando il ragazzo 27enne. Come giudicarla? Ovviamente come una cretina. In casi come questi ci si rende conto di quanto certe volte siano le stesse donne ad auto-sabotare il loro movimento, la loro lotta per la parità dei sessi. Perché ci sono donne che accettano maltrattamenti per un presunto amore, che non è altro che una perversa distorsione che lo priva della sua stessa essenza?

Ultimamente non si fa altro che parlare del femminicidio, poca importa quale sia il reale significato della parola, perché dall’opinione pubblica viene inteso come l’omicidio di una donna da parte del proprio compagno o conoscente. In realtà in Italia non è un’emergenza, siamo uno tra i paesi con il più basso tasso di omicidi di donne, sono cresciuti dall’inizio degli anni ’90, anni in cui erano alti gli omicidi maschili a causa di quelli di mafia, poi scesi “a favore” di quelli femminili.

Ma ritengo questo un futile discorso fatto di numeri e statistiche, ciò su cui bisogna puntare l’attenzione sono i comportamenti quotidiani, non si devono sottovalutare situazioni che non sono nient’altro che stadi precedenti di una violenza fisica e/o sessuale. Già la ragazza sul treno ne è un esempio, perché rimanere attaccata ad uno stronzo del genere? In gran parte si ha paura di rimanere soli, troppe volte ho sentito ragazze dire che il loro ultimo amore è stato quello più grande, che non ne avranno uno uguale e ne sono sicure.

Nessuno possiede un’altra persona, mai, si è sempre liberi di lasciarla ed andare altrove. Si può anche capire chi ha figli, ma non ragazze che non devono nulla e niente al proprio ragazzo. Come disse Daario Naharis “Io ce l’ho sempre una scelta”. Spesso le relazioni si poggiano su “doveri sociali”, le formalità e la morale cattolica influenzano ancora adesso molti dei nostri comportamenti.

Gli uomini sono capaci di negare ogni evidenza pur di non lasciarsi, stanno assieme alla peggiore arpia, sono degli zerbini fatti e finiti ma per ragioni oscure e note solo a loro continuano a starci. E suppongono di riacquistare la propria virilità con una birra ed un paio di rutti ben assestati. Ma ciò è nulla rispetto a quello a cui sono costrette le donne che non hanno la forza di abbandonare compagni violenti, trattate come schiave senza nessun diritto ma con tutti i doveri.

L’omicidio violento di una donna è solo l’atto finale, prima di esso vi è una società, un ambiente che hanno reso possibile ciò. Sono tante le piccole cose che rendono il nostro paese iper-maschilista, ma spesso tali atteggiamenti vengono sottovalutati.

Pensiamo ad esempio al fattore “ma quello scopa”, spesso tra maschi quando viene rivolta una critica ad una terza persona si riceve la risposta “ma quello scopa”, nonostante ciò non sia minimamente inerente con ciò che avete detto. Perché in fondo un uomo si deve giudicare per quello, per quante se ne scopa, poi puoi essere il più brillante, il più simpatico, il più sportivo, ma il migliore è sempre quello che se ne fa di più. Tale mentalità porta molti italiani ad adorare Berlusconi e a difenderlo riguardo il processo Ruby, perché il caro Silvio nonostante l’età scopa e tutti gli altri ce l’hanno con lui solo perché invidiosi. Se voi ad esempio affermate “Raga taldeitali è un’ignorante come pochi”, nonostante ciò sia una verità oggettiva c’è chi dirà “si ok, ma quello scopa”.

Esistendo questo modo di pensare è conseguenziale che un ragazzo può andare con quante donne vuole, mentre le donne no. Spesso si vuol dimostrare la disparità di trattamento dei sessi con questo, una donna se ha più avventure di una notte è una troia senza dignità, un uomo è un grande da prendere ad esempio.

Ma un’offesa comune per gli uomini c’è, ed è “frocio”. Perché la maggior offesa per un uomo è non desiderare una donna, così viene colpita la sua virilità. Puoi offendere la dignità di un uomo, il suo onore, ma ciò che non puoi assolutamente mettere in dubbio è la sua virilità.

Ma il concetto di virilità è spesso frainteso, sul dizionario viene scritto: n.f. invar. 1 l’età dell’uomo adulto, tra la giovinezza e la vecchiaia, in cui viene raggiunto il completo sviluppo fisico e psichico: essere nella piena virilità 2 prestanza sessuale del maschio: vantare la propria virilità 3 ( fig.) l’essere virile; coraggio, forza d’animo: virilità di propositi; affrontare con virilità i dolori della vita.

Quindi è un periodo della vita, inoltre è la prestanza sessuale, cosa che si può avere anche nel caso in cui si è gay, non importa chi sia il tuo partner ma la tua prestanza, infine vuol dire affrontare con coraggio e forza d’animo la vita. Beh un gay affronta discriminazioni e giudizi prevenuti nei suoi confronti ogni giorno, cosa che non succede mai a chi si comporta come un maschio medio che fischia e grida “bbona” ad ogni ragazza che passa e le considera tutte troie, si comporta come preferisce la maggioranza ed ha vita facile. Si potrebbe dire che sia più virile un gay che un etero.

Per le donne l’offesa comune, come già detto, è troia. Per il comune pensare la donna peggiore è colei che si concede a molti, la morale la condanna, perché una di facili costumi è una che non merita rispetto, è una a cui non si deve chiedere se vuol fare sesso perché tanto si sa che lo vuol fare sempre. Ma nessun uomo può supporre che la tale lei sia disponibile per chiunque, perché lei va con chi le piace, non con chi la vuole.

E qui si deve parlare dell’atto più crudele e feroce che possa essere compiuto su di una donna: lo stupro. Il dizionario lo definisce come un atto sessuale imposto con la violenza. La massa aggiunge a tale definizione una postilla mentale “imposto da una persona con la quale non lo vuoi fare”, tale postilla porta poi a non credere alla denuncia di stupro di una ragazza verso il proprio ragazzo. Ci si chiede se è il tuo ragazzo o colui con cui ti frequenti cosa ci può essere d’imposto? Talvolta si vuole farlo in maniera diversa, come lei non vuole.

Uno degli ambienti in cui vengono commessi più stupri è quello militare, donne che credevano nel progresso civile di una società vengono ripagate con la violenza sessuale, la quale spesso viene perpetrata nei loro confronti fino alla fine del servizio. Il sindaco di Osaka, Toru Hashimoto, ha consigliato ai marines delle basi statunitensi di Okinawa di fare buon uso dei servizi messi a disposizione dall’industria dell’intrattenimento sessuale, così che diminuiscano i crimini commessi dai marines sull’isola ogni anno. Le autorità statunitensi hanno ritenuto oltraggiose le affermazioni del sindaco. In risposta l’ex sindaco di Tokyo Shintaro Ishihara, alla guida del Partito per la restaurazione insieme a Hashimoto, ha dichiarato che “i militari e le prostitute sono inseparabili”.

La reazione delle autorità statunitensi è paradossale, perché condannare le dichiarazioni di Hashimoto? Sarebbe forse meglio lasciare i marines continuare a stuprare le soldatesse e abitanti del posto? Perché negare un’esigenza fisica naturale? Se deve essere sfogata perché non farlo con prostitute, il cui mestiere è proprio questo.

Perché la chiesa punta il dito contro omosessuali e prostitute e poi copre preti pedofili? Se cercare di coprire le nostre debolezze ha come conseguenza la morte “mentale” di donne e bambini perché continuare a farlo? Forse sarebbe meglio ammettere le proprie debolezze e sfogarle senza andare contro la volontà di un’altra persona.

Sul treno la ragazza finalmente scende, posso leggere il giornale, in prima pagina campeggia la foto di Fabiana, la ragazza calabrese accoltellata e poi bruciata ancora viva dal proprio ragazzo. Oltre al racconto della tragedia c’è una descrizione dell’ambiente, l’omertà regna e delle violenze del fidanzato della ragazza sapevano tutti in paese, anche i genitori di lei. Giustificano il ragazzo che viene da una situazione familiare difficile. E’ questa l’Italia: si giustifica chi ha ucciso brutalmente una ragazza e si attaccano tutte le minoranze.

Il femminicidio è solo l’atto finale, figlio di una mentalità maschilista che spesso si nasconde dietro facile ipocrisia. Il femminicidio avviene ogni giorno sotto i nostri occhi: quando ad ogni donna oltre alla competenza si chiede anche la bellezza, quando allo stesso livello di competenza e preparazione una donna riceve uno stipendio minore di un uomo, quando un uomo si sente proprietario di una donna, quando si chiama troia una donna e playboy un uomo, quando una vittima di uno stupro viene additata come la colpevole dato il suo vestiario.

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