Banche, moneta, potereIl microcredito e la finanza etica

E' nelle librerie il Dizionario di Microfinanza. Le voci del micocredito, a cura di Giampietro Pizzo e Giulio Tagliavini, pubblicato da Carocci Editore. I due cordinatori dell'importante (e fatico...

E’ nelle librerie il Dizionario di Microfinanza. Le voci del micocredito, a cura di Giampietro Pizzo e Giulio Tagliavini, pubblicato da Carocci Editore.

I due cordinatori dell’importante (e faticoso) lavoro editoriale spiegano il progetto evidenziando che “negli ultimi anni, di fronte alle crescenti insufficienze della finanza mainstream, i progetti e le organizzazioni più avanzate vanno aprendo nuove frontiere che guardano alla finanza sociale e alla finanza etica come parti integranti di una strategia finanziaria inclusiva”.

Il Dizionario diventa pertanto “un’analisi che si snoda attraverso 98 voci, articolate in tre sezioni: Idee e sensibilità; Paesi, personaggi e istituzioni; Metodologie, strumenti e gestione. Un percorso che consente di approfondire le molteplici questioni sociali, economiche e culturali che la microfinanza e il microcredito affrontano. Grazie al contributo di 96 autori – esperti, studiosi e operatori del settore –, il volume offre una lettura inedita del fenomeno e delle implicazioni che ne derivano”.

Hanno collaborato al Dizionario docenti ed economisti come Luigino Bruni e Gianmario Raggetti, Leonardo Becchetti, protagonisti della finanza etica come Fabio Salviato, Riccardo Milano, Alessandro Messina. Molte delle collaborazioni sono internazionali: da Oscar Guzman, direttore di programma del Consiglio mondiale delle cooperative (WOCCU) a Cédric Lombard cofondatore di Impact Finance Management Sa. Una delle caratteristiche più importanti del Dizionario è che molti degli autori delle singole voci hanno una lunga esperienza sul campo, una esperienza operativa nel microcredito e nella finanza etica: da chi ha curato progetti in Bolivia, in Brasile ad Haiti e chi da anni è impegnato in Africa o in Bosnia.

Ho avuto il piacere ed il privilegio di poter scrivere per il Dizionario la voce sui Monti di Pietà.

L’Italia non è stata solo la culla delle banche e dell’ars mercatoria. In italia vi sono le origini del microcredito. E’ nel nostro Paese, nel Quattrocento, che si genera il grande progetto della Banca per curare la povertà (si veda anche un mio articolo su Linkiesta: http://www.linkiesta.it/francescani-microcredito). Un grande progetto portato avanti dai francescani. I principi e gli obiettivi di allora sono quelli che ancora oggi sono alla base del microcredito e di esperienze straordinarie come quella di Yunus e della Grameen Bank.

Quella dei francescani fu una vera e propria innovazione strategica. La portata di questa innovazione fu rivoluzionaria perchè si arrivò al superamento di quel trade off tra redditività del credito e solidarietà. Si può fare attività bancaria e nello stesso tempo sviluppare la solidarietà? I francescani lo dimostrarono nei fatti.

“Il sincronismo con cui numerosi predicatori batterono in lungo e il largo l’Italia e, poi alcune zone dell’Europa cattolica, la forza della loro pedagogia, implica un preciso “disegno strategico” da parte dell’Ordine francescano, fondato sulla consapevolezza dell’importanza della costituzione dei Monti di Pietà (e dei Monti frumentari nelle zone a maggiore vocazione agricola) nella lotta contro la povertà:la concessione del credito andava ad incidere in modo attivo sulle radici del problema. Nella diffusione e poi nella difesa dell’istituzione dei Montis Pietatis si può ravvisare una precisa strategia dei francescani che partiva dal riconoscimento di una diversa funzione (e missione) del credito concesso ai bisognosi rispetto alla semplice assistenza o elemosina, rispetto agli ospedali, agli orfanotrofi e ad altri enti caritativi: in questa intuizione straordinaria vi è la modernità della loro visione e il forte nesso con le attuali teorie economiche sul microcredito”.

“Si arrivò, dunque, a un superamento di quello che era il paradigma tipico dei banchi privati (sia che essi fossero dei lombard o dei banchieri toscani o delle comunità ebraiche), quel trade off tra efficienza e redditività nella concessione del credito e solidarietà. Per questo non si può restringere l’esperienza dei Monti al solo carattere caritativo escludendo quello bancario. Dall’analisi della “storia interna” (secondo la metodologia d’indagine usata dal Sapori nelle sue ricerche sulle banche) dei Monti di Pietà si può ulteriormente dedurre che la loro risposta al problema della povertà fu di carattere economico e non solo caritatevole. Non mancò, infatti, nei Monti di Pietà (le scritture contabili e la tenuta dei registri lo dimostrano) l’esistenza di un rigore logico nei fatti economici, la presenza di una “razionalità” del comportamento creditizio”.

“Grazie a questo “disegno strategico” dei Francescani si raggiungeva, pertanto, un prezioso e straordinario compromesso evolutivo tra norme etico-morali e bisogni della realtà economica delle città.In quelle realtà urbanedove si riuscì a instaurare un fecondo processo di “osmosi” tra il Monte, la cittadinanza e l’economia urbana si arrivò a quella fructificatio di cui parlava Bernardino da Siena, all’impiego fruttuoso della ricchezza per il bonum commune (Bene Comune)”.

Conegliano – Monte di Pietà, particolare – Foto di Paolo Steffan

“Dal secondo Cinquecento la nostra Penisola subisce una pensante crisi economica e politica: il mancato processo di unificazione nazionale e il frazionamento in tanti staterelli soggetti direttamente o indirettamente all’influenza straniera portarono auna progressiva ma inarrestabile perdita di peso delle città e delle signorie italiane nello scacchiare europeo. A ciò si aggiunsero lo spostamento delle rotte commerciali dal Mediterraneo all’Atlantico, il forte calo di produttività delle nostre manifatture e le terribili carestie che resero ancora più evidente l’arretratezza della nostra agricoltura. In quell’epoca – che Carlo Maria Cipolla ha evidenziato come un periodo di forte decadenza, i Monti di Pietà, in molti territori, garantirono il credito di sopravvivenza per una larga fascia della popolazione, non agevolarono i rentiers ma sostennero l’economia cittadina: pertanto,al di là dei casi di disfunzione o dei fallimenti di alcuni Monti, si può ben condividere l’affermazione di Paolo Prodi (1994, pag.34) , secondo il quale la loro attività ha fornito “un contributo essenziale per tenere le nostre regioni agganciate all’Europa nell’età in cui abbiamo incontrato le massima difficoltà” (Dizionario di Microfinanza, voce Monti di Pietà , pag. 454-465).

Twitter: @Giov_Fracasso

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