Dovrebbero fare notizia, magari in prima pagina, le lacrime versate in pubblico da Vincenzo Spadafora, Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza. Spadafora, 39 anni, dopo una vita passata nell’Unicef, prima da volontario poi da presidente nazionale, è da 18 mesi il Garante dei bambini e dei ragazzi italiani. Lunedì mattina, presentando a Palazzo Giustiniani la seconda Relazione annuale al Parlamento, Spadafora si è commosso raccontando l’esperienza “emotivamente fortissima” degli incontri con i ragazzi delle periferie italiane. I ragazzi e le ragazze che ha incontrato a Bari e Napoli, che presto vedrà a Palermo. La voce si è spezzata e gli occhi si sono bagnati di lacrime.
Una reazione inattesa, ma comprensibilissima, quella del Garante. Nella sua Relazione c’è un passaggio che mette i brividi e dovrebbe dare la scossa a tutta la classe dirigente italiana. Eccolo : “Se penso agli adolescenti di oggi, di cui si parla meno rispetto ai bambini e su cui si investe ancora meno, se penso ai tanti ragazzi che ho incontrato e ascoltato in questi mesi di lavoro, se penso ai giovani che a 16/17 anni sembrano già aver gettato la spugna, e con essa i propri sogni e le proprie aspettative, non solo mi domando che futuro avranno, ma mi chiedo e vi chiedo che futuro avrà il nostro Paese”.
E’ terribile l’immagine dei sedicenni che gettano la spugna, come i pugili storditi di cazzotti, barcollanti sul ring di una vita difficile dove ormai non c’è neppure spazio per i sogni.
Il Garante Spadafora prova a farsi voce di questa “generazione perduta”. Non è un’impresa facile. Istituita con una legge del luglio 2011, la figura del Garante per l’infanzia e l’adolescenza ha affrontato un percorso ad ostacoli, come se fosse figlio di un dio minore. Spadafora ha avuto l’incarico, ma poi ha dovuto faticare per trovare una stanza dove lavorare, per trovare i soldi (la spending review ha ridotto il bilancio previsto dalla legge), per avere finalmente un Regolamento di organizzazione e contabilità (entrato in vigore solo nell’ottobre del 2012).
Dopo tanta fatica, ora la strada del Garante sembra meno in salita. Spadafora in questi ultimi mesi ha trovato il sostegno convinto del presidente del Senato Pietro Grasso, ha trovato ascolto dalla presidente della Rai Tarantola, collabora in modo assiduo con la Polizia (in tandem con il prefetto Francesco Cirillo) e i Carabinieri.
Tuttavia l’attenzione ai bambini e agli adolescenti non sembra essere una delle priorità di questo Paese e gli appelli e i richiami del Garante rischiano di essere soffocati dal rumore di fondo di un’Italia distratta da troppe chiacchiere inutili. Senza una inversione di rotta, Spadafora sa già dove andremo a parare e lo ha detto forte e chiaro: “Noi consegneremo alle future generazioni un Paese socialmente disintegrato. Non solo: un Paese responsabile di essere rimasto indifferente nei confronti di una parte rilevante e strategica del proprio capitale umano”.
E a quel punto, davvero, non ci resterà che piangere.