“Today is a tragic day for marriage and our nation”. Oggi è un giorno tragico per il matrimonio e la nostra nazione. Comincia così il comunicato ufficiale con il quale i vescovi cattolici della Conferenza episcopale degli Stati Uniti hanno commentato le decisioni della Corte Suprema sul tema dei matrimoni omosessuali rese note mercoledì 27 giugno.
Che i vescovi cattolici siano contrari non solo al matrimonio omosessuale, ma anche al riconoscimento di diritti per coppie di persone dello stesso sesso non è una novità. Liberi di esprimere e ribadire il loro parere. Ma le parole hanno un peso. E se usate male, suonano stonate e fuori luogo.
In questo caso è l’aggettivo tragic che suona francamente esagerato. Soprattutto in un Paese che ha fresca memoria di quello che è stato davvero un tragic day, l’11 settembre 2001. Perciò le parole usate ieri dai vescovi sembrano persino offensive per chi ha vissuto e sofferto una vera tragedia costata migliaia di vite umane e un dolore indicibile.
Inoltre le parole dei vescovi nordamericani, guidati dal cardinale di New York Timothy Dolan, arrivano proprio nel giorno in cui lo Stato del Texas ha giustiziato il suo 500° condannato a morte da quando, nel 1976 è stata reintrodotta negli Stati Uniti la pena capitale (il primo giustiziato in Texas fu nel 1982). La vittima numero 500 è Kimberly McCarthy, una donna di 52 anni, giustiziata con una iniezione letale nella prigione di Huntsville
Per questo, e solo per questo, quello di ieri è stato davvero un tragic day per la nazione americana.