La Consulta ha bocciato (com’era ampiamente prevedibile) la riforma delle Province contenuta nel decreto Salva Italia e il loro riordino, che ne prevede la riduzione in base ai criteri di estensione e popolazione. Non è materia da disciplinare con decreto legge, hanno stabilito i giudici costituzionali.
Questa la motivazione, ineccepibile nella forma e nella sostanza giuridica: “il decreto legge, atto destinato a fronteggiare casi straordinari di necessità e urgenza, è strumento normativo non utilizzabile per realizzare una riforma organica e di sistema quale quella prevista dalle norme censurate nel presente giudizio”.
Che semplificando significa che l’arroganza, il pressapochismo ed il (abbondante) populismo del Senatore Professore Mario Monti, e del suo Governo, ci ha creato un danno politico, economico, giuridico ed istituzionale difficilmente calcolabile.
Adesso si dovrà tornare al voto in tutte le Province in scadenza, che potranno esser commissariate solo fino al termine naturale della legislatura. Cioè Avellino subito ed il resto entro il 2014.
Questo perchè l’unico strumento giuridico che possa abrogare le Province è quello del ddl costituzionale, iter che prevede tempi biblici fra presentazione, discussione, approvazione ed attuazione. Se tutti i partiti fossero d’accordo, ed il Governo rendesse il riordino degli Enti Locali la priorità, diciamo fra i 2 ed i 3 anni.
Per cui è molto probabile che torneremo a votare, nello stesso identico modo di prima, per un Ente che nessuno vuole e che (forse) verrà poco dopo soppresso. Vi lascio solo immaginare i costi.
Ma perchè siamo arrivati a questo punto?
La risposta è semplice, per il populismo sfrenato, l’arroganza e la sciatteria di Mario Monti e del suo Governo. Mi spiego meglio, abbiamo (io in testa) osannato il Professore chiamato per “salvare l’Italia” dal baratro in cui una classe politica (la stessa di oggi) ci aveva precipitati, senza pensare che essere dei grandi docenti non vuol automaticamente dire essere dei bravi amministratori.
E come è accaduto?
Semplicemente (eufemismo) Monti per farci ingoiare le durissime (ma in molti casi giuste) manovre “lacrime e sangue”, e per dimostrare quanto i “tecnici” fossero superiori ai politici, ci diede un contentino: la presunta abolizione delle Province.
Ricordate il volto soddisfatto e tracotante dei Ministri Cancellieri e Patroni Griffi che mostrano la nuova piantina del Paese senza gli “Enti inutili”? Oggi quella foto sembra l’esemplificazione della sconfitta della buona politica in funzione di quella demagogica e populista.
La verità è che le Province sono solo un minuscolo ingranaggio ed invece andrebbe riformato tutto il meccanismo degli Enti Locali. Il Paese avrebbe bisogno di una vera semplificazione, e razionalizzazione, dell’ intero assetto degli enti territoriali.
Partita enormemente complicata vuoi per un nostro endemico populismo di fondo che ci fa gioire appena ascoltiamo le parole “abolizione” e “Province” all’interno di una stessa frase, vuoi per incapacità e pressapochismo della classe dirigente politica.
In Parlamento sarebbe necessario discutere non di come tagliare le Province, bensì di come realizzare un assetto razionale, intelligente, economicamente sostenibile ed utile per gli italiani, degli Enti territoriali. A questo punto avrebbe senso, inserito in un quadro generale, abrogare ogni Ente che si riterrà non funzionale all’unico obiettivo per cui questi sono stati creati: il benessere dei cittadini.
In attesa di questo singulto di responsabilità, e serietà, da parte della politica per ora però l’unica certezza è che fra un anno torneremo al voto.
Grazie Monti.