ItaliAmoSe Renzi non vuole fare il piccione diventi un’aquila

«In privato tutti mi dicono: Matteo, stai buono, ti facciamo fare il candidato premier. Stai buono, che poi tocca a te. Insomma: un bambino bizzoso cui si promette la caramella se non piange. Signo...

«In privato tutti mi dicono: Matteo, stai buono, ti facciamo fare il candidato premier. Stai buono, che poi tocca a te. Insomma: un bambino bizzoso cui si promette la caramella se non piange. Signori, conosco il giochino: i capicorrente romani prediligono lo sport del tiro al piccione. E io sinceramente non ho molta voglia di fare il piccione».

Così Matteo Renzi commenta gli attacchi di questi ultimi giorni da parte dei maggiorenti del PD rispetto una sua eventuale candidatura alla Segretaria del PD.

Premesso che personalmente trovo stucchevole, inutile e dannoso che gli unici “temi” (non)politici di cui si discute nel centrosinistra (leggi Partito Democratico) siano candidature e regole di primarie e congressi, credo che se il Sindaco di Firenze non vuole diventare il “piccione” sia necessario si trasformi nell’aquila che tutti aspettiamo.

L’aquila che vola alto, che non si cura delle piccole beghe “romane” ma che invece domina i cieli grazie ad un’impressionante visione d’insieme. E che volando ad altezze irraggiungibili è fuori dalla portata dei fucili spianati dei cacciatori.

Oppure come, per dirla con le parole del più celebre dei fiorentini, «quel signor dell’altissimo canto / che sovra gli altri com’aquila vola». (Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, IV, 95-96)

Ciò premesso ho l’impressione che, anche non volendo essere “renziani”, diventa complicato dare torto al Sindaco di Firenze quando afferma che «sembra che il principale problema del centrosinistra sia sapere se mi candido alla guida del Pd o meno. Ho grande autostima, ma continuo a pensare che ci siano problemi un po’ più seri del mio futuro. Specie in un momento come questo, in cui la politica ha il dovere di dare risposte concrete, nette, verificabili».

Infine condivisibile l’appello ai dirigenti del Pd: «Non preoccupatevi delle mie mosse ma datevi voi una mossa».

Parole sensate specie se lette in contrapposizione al fatto che una parte, a mio parere minoritaria nei numeri ma maggioritaria nelle poltrone, del PD sembra ossessionata solo dal mantenimento dello “status quo” minacciato (e meno male!) da un Renzi Segretario.

Personalmente vorrei che Renzi diventasse aquila e sciogliesse le riserve candidandosi alla guida del PD. Infatti mi pare complicato pensare di cambiare, governare, il Paese senza aver prima “rottamato” e cambiato il Partito che dovrebbe esprimere il candidato Premier.

Ed il Partito Democratico non si cambia dall’esterno, ma governando le sue federazioni locali e la sua segreteria nazionale. Nuovi giovani, capaci, onesti, preparati e liberi dirigenti sono l’unica possibilità per trasformare un luogo chiuso e con vocazione profondamente masochistica (politicamente parlando) in un vero partito democratico, liberale ed aperto. Dove la priorità sia solo quella di risolvere i problemi (seri) del Paese, non certo la caccia a poltrone, nomine o di garantire rendite di posizione.

Allora Matteo, vogliamo diventare aquile e volare alto?

Ebbene di seguito quattro proposte, provocatorie perchè banalmente semplici, da inserire in un vero programma di rinnovamento del PD:

1. incompatibilità totale fra incarichi istituzionali;

2. divieto di cumulo di cariche elettive e/o di Partito;

3. limite di due mandati, anche non consecutivi, senza nessuna deroga, per ogni incarico elettivo;

4. limite di età a 70 anni per la candidatura ad ogni carica pubblica.

Per cambiare ci vuole poco, “solo” la volontà di farlo davvero. Punto.

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