Le reazioni della rete, in particolare su Twitter e Facebook, alla nomina dei 4 senatori a vita da parte diGiorgio Napolitano, dimostra a quali livelli sia giunta l’antipolitica in Italia. Sembra davvero la vittoria di Grillo. Si leggono giudizi di merito (sono tutti comunisti, tutti nemici di Berlusconi, Abbado difende il castrismo, eccetera), ma la gran parte dei commenti prescinde dal valore e dalle storie delle persone scelte da Napolitano per i seggi di Palazzo Madama: Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia.
Quella che viene contestata dal cosiddetto “popolo della rete” è proprio l’esistenza dei senatori a vita, considerati un costo in più della politica, dei “mangiastipendi”, un peso per noi contribuenti, una spesa inutile della quale si può fare a meno (“aboliamoli, come li province” cinguetta un tweet). Insomma, una casta nella casta di cui si farebbe volentieri a meno.
Un mio tweet nel quale ho ricordato che Arturo Toscanini, nel 1949, rifiutò la nomina a senatore a vita il giorno dopo averla ricevuta da Einaudi,è rimbalzato sulla rete non tanto per l’informazione in sé quanto per il fatto che indicava un precedente, magari un buon esempio che si vorrebbe fosse seguito da Abbado e dagli altri tre neosenatori.
Dispiace che questo sentimento di ostilità così diffuso e trasversale vada a colpire 4 nomine di sicuro prestigio come quelle fatte oggi da Napolitano. Chissà quale sarebbe stata la reazione nel caso di nomine politiche, come quelle, circolate sui giornali, di Gianni Letta, Romano Prodi o addirittura Silvio Berlusconi. Bene, quindi, che Napolitano non sia andato a pescare i senatori a vita nel pollaio della politica. Ma forse neanche sul Colle si aspettavano una reazione così ostile, rabbiosa e ingiustificata.