La stampa italiana è, comprensibilmente, troppo impegnata con la questione siriana per badare alla remota Cambogia, dove sabato prossimo avrà luogo la più importante manifestazione di piazza dell’ultima decade. Impegnata, dunque, ma anche distratta di fronte all’aumento esponenziale della tensione. La mobilitazione dal basso cresce giorno dopo giorno e le forze dell’ordine hanno iniziato a mostrare i muscoli pattugliando le strade, girando con i carri armati ed organizzando una maxi esercitazione lo scorso primo settembre nella capitale (foto sotto).
Da 40 giorni il paese sta vivendo una delicata fase di totale stallo politico in conseguenza dell’ennesima contestata vittoria del Partito Popolare Cambogiano capitanato dal padre-padrone Hun Sen, delfino dei vietnamiti che governa ininterrottamente dal 1985.
La pazienza del popolo cambogiano sembra essersi del tutto esaurita e le elezioni dello scorso 28 luglio hanno visto una netta crescita del Partito di Salvezza Nazionale Cambogiano (CRNP) che con 55 seggi ottenuti contro 68 incrementa del 16% il risultato del 2008. Tuttavia il sessantaquattrenne Sam Rainsy, leader del CRNP, non ha accettato il verdetto delle urne, attaccando il rivale di brogli. Così quella che doveva essere l’ennesima votazione-farsa è in realtà diventata un pericolosissimo banco di prova per Hun Sen, dalle conseguenze imprevedibili.
Nonostante sui social network, così come per le strade, si invochi una primavera cambogiana che non preveda l’uso della forza, un’evolution piuttosto che una revolution, e Sam Rainsy non perda occasione per negare ogni ambizione golpista, larghissime fasce della popolazione sembrano determinate a detronizzare l’uomo forte di Phnom Penh.
Però, se da un lato il CRNP punta non solo ad un avvicendamento del Primo Ministro, ma ad una liberalizzazione del regime politico stesso seguendo il modello delle democrazie occidentali, le pulsioni più immediate che provengono dal popolo hanno carattere economico e generazionale. Gli under 30 che rappresentano circa il 70% della popolazione ed oltre un terzo della forza lavoro, rispetto alle ultime elezioni sono molto più coscienti e soprattutto molto più connessi. Rispetto ai 70 mila cambogiani che avevano accesso ad internet nel 2008, oggi si sfiorano i 3 milioni e proprio online si stanno scatenando centinaia di migliaia di giovani in vista della grande manifestazione indetta dal CRNP per domattina alle 7 al Democracy Park.
Sam Rainsy è potuto tornare in patria trionfalmente (foto sotto) solo lo scorso 19 luglio dopo aver ricevuto il perdono reale da Norodom Sihamoni che ha annullato gli effetti di una condanna di 10 anni comminata nel 2010. La condanna era derivata dall’opposizione di Sam Rainsy alla demarcazione dei confini con il Vietnam, nodo geopolitico chiave già presente nella propaganda dei Khmer Rossi ed ancora lontano da una soluzione condivisa. La richiesta al sovrano è stata firmata proprio da Hun Sen, che probabilmente ha sottovalutato la minaccia.
Ora, con la manifestazione di domani, il CRNP spera di convincere il Re, che si pronuncerà domenica, a risolvere l’impasse a proprio favore, riconoscendo lo sproporzionato consenso politico che divide i due contendenti. Difficile prevedere quale sarà la risposta, e ancora più difficile, in caso di conferma della vittoria di Hun Sen, come potrà essere spenta la miccia che in queste ore sta alimentando i sogni e le speranze della maggioranza dei cambogiani. Sogni di una minore corruzione, di confische dei propri terreni non arbitrarie, di salari maggiori, di una drastica inversione di tendenza per quanto riguarda l’ambiente e soprattutto la tutela delle foreste.