Goethe nella campagna romana, dipinto di Johann Heinrich Wilhelm Tischbein
Ho incontrato Konrad e Rose Schacht nella loro casa nel Salento meridionale. Amano questo lembo di terra vicino a Santa Maria di Leuca, de finibus terrae, l’ultima estremità della penisola italiana. Sono a pochi km dal mare, in una valle bellissima, chiamata dei Fani, un tempo forse sede di un tempio greco al dio Phanês. In questa parte arcadica del Salento vi sono testimonianze dell’età del Bronzo, i resti di un villaggio messapico (“la Chiusa”), si trovano le cripte dei monaci basiliani con i loro affreschi, vi è una masseria fortificata con una torre cinquecentesca che doveva difendere dai saraceni e poi dai turchi. Un posto ricchissimo di testimonianze storiche ed artistiche che si sovrappongo e si mescolano: si comprende cosa Braudel intendeva per Mediterraneo…
In questa parte del Salento, innamorati dell’Italia, vivono artisti tedeschi come Helmut e Nicole Dirnaichner, come Rainer Wittenborn, giornalisti e scrittori come Klaus ed Ulrike Voswinckel. E nella masseria di Spigolozzi vivevano – ed è per me impossibile dimenticarli – la scrittrice inglese Patience Gray e lo scultore belga Norman Mommens. Non sono turisti, non dimorano semplicemente. In loro non vi è solo l’ammirazione e lo stupore che c’era nei viaggiatori del Grand Tour in Italia: c’è molto di più. Questi amici da anni, da molti anni, vivono in questo territorio magico, dove trascorrono gran parte della loro vita. La loro è una simbiosi perfetta con il Salento. La loro è una scelta di vita. Ho sempre pensato che essi amassero ed aminino l’Italia più degli italiani.
Rose ci ha preparato una torta fatta con la frutta che lei coltiva, io insieme a Mario (medico-filosofo) e Maria Rita volevo subito parlare della Merkel e delle elezioni tedesche ma invece la conversazione è scivolata, come in un vortice, su Adorno e la scuola di Francoforte. Konrad ha studiato sociologia ed economia all’Università di Francoforte e a quella di Mannheim. E’ stato allievo del sociologo Ludwig von Friedeburg. Konrad ha vissuto gli anni del “successo” delle teorie di Adonrno e Marcuse, delle loro critiche alla società occidentale e della loro contestuale ccritica e forte distanza dalla dittatura sovietica: Georg Lukács – ricorda- li accusava di idealismo borghese, li definì il “Grand Hotel Abyss”.
Konrad per dieci anni è stato ricercatore all’Università di Mainz. Ha diretto per 5 anni dell’Istituto per l’educazione politica (Landeszentral fur Politische Bildung). Ha studiato i sistemi elettorali e analizzato la composizione del voto tedesco, sia nazionale che locale.Ha monitorato le elezioni ed studiato le tecnice dei sondaggi. In questo genere di studi è stato un pioniere in Germania. Tra le sue pubblicazioni:
– Planung in öffentlicher Hand, pubblicato nel 1977;
– Wahlentscheidung im Dienstleistungszentrum, pubblicato nel 1986;
Molto conosciuti inoltre i suoi studi sulla cultura politica: il libro Politische Kultur in Deutschland è del 1987.
Ha poi lavorato presso l’amministrazione regionale dell’Assia (Hessen Land), nell’Ufficio di Presidenza. E’ stato un dirigente ministeriale a capo del settore cultura. In questo ruolo si occupava in particolare di scuola e cultura. La qualità della formazione e l’educazione sono un suo assillo. In verità “molto interessante ma molto frustante – afferma – perchè l’educazione è senza potere”.
Ha finanziato dOCUMENTA, una delle più importanti e prestigiose manifestazioni di arte contemporanea che si tiene ogni 5 anni a Kassel. Insieme con la Biennale di Venezia e con Manifesta formano il podio dell’arte contemporanea. “Sembrerà strano – mi dice- ma anche in Germania spesso gli investimenti sulla cultura fanno fatica a passare. In quegli anni dovevo scontrarmi con un parlamento regionale “molto stupido”. Ci accusavano di spendere troppo per la cultura ma il successo internazionale di dOCUMENTA ha sconfitto ogni critica”.
Il discorso a un certo punto arriva ad Habermas, grande nume del pensiero filosofico tedesco. Chiedo a Konrad:
Cosa ne pensi dell’appello di Habermas alla Merkel per rafforzare l’Europa e, riprendendo le parole di Thomas Mann, l’esortazione a puntare ad una Germania più europea?
“E’ un appello che non avrà effetti politici. Ha aperto un dibattito a sinistra ma Habermas non scalda la maggioranza degli elettori tedeschi né può fare breccia nella Merkel”.
Come vedi allora la Spd alla prossime elezioni?
“E’ una partito logoro e sfibrato. Il candidato scelto è stato un ripiego. L’elettorato è sfiduciato o stanco. Oppure deluso, fortemente deluso da quanto è successo negli ultimi anni. La grande coalizione ha distrutto l’SPD.
Ti riferisci in particolare al periodo Schroder?
“Schroder ha distrutto il cuore dell’SPD con le sue manovre e con la riforma Hartz.
Molti analisti ed opinionisti considerano la riforma Hartz come uno degli ingredienti del successo dell’industria tedesca, perché hai un giudizio così critico?
“Il successo dell’industria tedesca viene da lontano. C’è l’eredità di un grande patto sociale. In questi anni, dunque, si sono raccolti i frutti di un lungo lavoro, di un lascito che viene da lontano. La riforma Hartz, invece, ha prodotto numerosi sottopagati, con posizioni precarie ed altamente instabili. Anche i laureati vengono sottopagati. Questa manodopera costa molto meno ma genera, a lungo andare, un problema di produttività. La verità è che la riforma Hartz ha prodotto forza lavoro sempre più de-qualificata, sempre meno specializzata.
Il modello tedesco non si basa sul precariato e sui lavoratori sottopagati. Ma sulla formazione tecnica, sulla specializzazione, sulla ricerca della qualità, sull’eccellenza di quello che si produce: questi sono gli ingredienti di successo del Made in Germany”.
Cosa proporresti invece della riforma Hartz?
Meglio investire sul sistema dei Fraunhofer, sulla ricerca applicata all’industria. La formazione tecnica è fondamentale per garantire nel lungo periodo il successo dei prodotti tedeschi.
Parliamo della Merkel…
“La Merkel è un fenomeno…
Il mio non vuole essere un elogio, piuttosto una lucida analisi della realtà. In passato, molti l’hanno sottovaluta”.
Perché la definisci un fenomeno?
“Ha una capacità di adattamento straordinaria. La Merkel cambia rotta velocemente: è interessata solo al potere. A conservare il suo potere. Si pensi alla veloce giravolta sul nucleare dopo la tragedia di Fukushima. Lei era favorevole al nucleare, poi dopo la il disastro della centrale di Fukushima, cogliendo gli umori della maggioranza degli elettori, ha fatto una repentina virata: ha spiazzato i vertici del suo partito e gli stessi avversari, ma anche la Confindustria tedesca che l’ha sempre appoggiata”.
Come si è formata la Merkel?
“Ha fatto i suoi primi passi nel sistema comunista della Germania dell’Est. Non ha ricoperto cariche di primo piano. Ma ha imparato molto dalla politica della DDR. E’ stata una scuola politica “dura”. La Merkel è stata temprata al potere. E’ allenata al potere e sa districarsi tra le trappole del potere.
E’ una machiavellica perfetta. Ha eliminato politicamente tutti i suoi avversari politici all’interno della CDU. Ha smantellato la destra cattolica, che è molto forte in alcune regioni ma non può ambire alla leadership del partito. La Merkel non ha avversari interni”.
Descrivi la Merkel come un politico dalla grande freddezza…
“La Merkel è fredda, lucida ed attenta. Impara subito”.
In che senso “impara subito”?
“Ha studiato fisica. Ed ha ottenuto un dottorato in chimica-fisica. Ho letto la sua tesi. La Merkel ha studiato Max Planck e la teoria dei quanti. Ha una forte capacità di apprendimento. E’ una testarda. Quando non sa qualcosa studia, approfondisce. Con lo scoppio della crisi economica voleva capire quello che stava succedendo e, non avendo una adeguata formazione economica, ha fatto una sorte di “training” con l’economista Beatrice Weder Di Mauro, allora membro del Sachverständigenrat zur Begutachtung der gesamtwirtschaftlichen Entwicklung, il Consiglio tedesco degli esperti economici [conosciuto come il Consiglio dei 5 saggi]“. Quanti sono i politici in Europa che si rimettono a studiare?
Fredda, preparata e poi?
L’altra sua dote è la velocità tattica. La Merkel è un’abilissima tattica, molto flessibile. Per questa sua capacità tattica e di velocità di manovra è imprevedibile.
Come esercita la sua guida sulla CDU?
Non ha una vera cabina di regia. Lei decide da sola.
Quindi il tuo pronostico sulle elezioni?
“La Merkel vincerà. Ma, soprattutto, rimarrà al potere ancora a lungo. Non vi sono concorrenti alla sua altezza in Germania”.
Come giudichi la sua campagna elettorale?
“Ha un offerto un messaggio molto semplice ai tedeschi:
Io difendo il vostro benessere. Le conquiste del Welfare.
Quello della Merkel è il più potente Wohlfahrtschauvinismus della politica tedesca. E’ una visione sciovinista ma efficace.
Ho letto di critiche per il suo abbigliamento poco elegante e poco curato. Si vede che questi personaggi non hanno capito nulla della Merkel. Il suo è il look della casalinga tedesca, di quella che deve risparmiare.Il messaggio della Merkel è molto forte: e come se dicesse “Io difendo il benessere sociale che la maggioranza dei tedeschi ha oggi. Questo benessere è il frutto di decenni di sacrifici. Non permetterò che venga messo a rischio dalla crisi degli Stati mediterranei. Si è posta come il difensore del benessere sociale, del welfare dei tedeschi contro i greci, gli italiani ecc. La sua figura austera ha contributo a dare credibilità e solidità a questo messaggio.
I socialdemocratici non hanno un messaggio così forte. E neanche il partito anti-euro.
I tedeschi sanno che per la Merkel viene prima il benessere dei tedeschi e poi l’Europa”
Come giudichi questo messaggio?
“Non c’è più lo slancio per la ricostruzione e la creazione di un benessere diffuso che è stato il successo del partito socialdemocratico, non c’è più la tensione per la riunificazione e quindi la visione di Kohl. Pertanto, di fronte all’assenza di “una visione alta” non vi è neanche l’assunzione di rischi. La Merkel, abilmente, naviga a vista”.
Non ha possibilità di rimonta l’SPD?
“L’SPD è un cornetto vuoto. Senza nessuna crema”.
Il partito anti euro?
“Non può impensierire la Merkel”.
In Italia si pensa che dopo le elezioni la Merkel sarà più europeista. Lo ritieni possibile?
“Non è l’europeismo il metro di misura della Merkel. Non è la visione il suo terreno di azione ma la tattica.
Asseconderà gli umori del popolo e cercherà di mantenere questa architettura europea con una Germania forte e le istituzioni europee deboli.
Si è lontani dal grande sogno europeo…”
Vedi qualche pericolo per la Merkel?
“Ha un solo punto debole: i liberali, suoi alleati. Oggi sono un partito molto debole. In forte affanno. Dovrebbero riuscire a superare la soglia critica, ma passando per la cruna dell’ago”.
Quindi ritieni improbabile una grande coalizione?
“Se i liberali non dovessero farcela, anche se lo ritengo improbabile, potrebbero sempre aprirsi le porte per una grande coalizione. Per l’SPD sarebbe traumatica, certificherebbe l’agonia stessa del partito. Qualsiasi composizione per il Governo, qualsiasi coalizione avrebbe, comunque, un unico regista: Angela Merkel”.
@Giov_Fracasso