Faccio autocritica (e probabilmente autogol) per scrivere due o tre righe su qualcosa che- provate a dire di no- abbiamo fatto tutti.
Nell’incertezza di una parola- si scrive con la doppia oppure no? esiste nella lingua italiana? ci vuole l’accento o l’apostrofo?– preferiamo scegliere e usare un sinonimo.
Io vi racconto, senza paura di essere giudicata, la mia esperienza. Voi, se volete, mettete il dito qui sotto se vi riconoscete nel momento di panico grammaticale.
Stavo scrivendo la lettera di presentazione da allegare al mio curriculum. Ho osato farla subito su gmail e non su un foglio di word, il che, tradotto, vuol dire che non avevo un correttore automatico sotto le mie dita. Ho scritto di getto fino al fatidico momento di panico: posso dire che sono forestiera? o devo dire che sono foresta? Sapevo benissimo che c’era un unico modo per superare quell’amletico dubbio (aprire il vocabolario e controllare), ma sono stata pigra e ho optato per un sinonimo virgolettato, dopo ho allegato il cv e ho premuto invio.
Stasera, poi, leggendo la mail di risposta a quel cv inviato, mi sono fermata a riflettere: quante volte, quotidianamente, aggiriamo l’ostacolo nel dubbio di cadere in errore? Di sicuro, ogni ostacolo aggirato equivale a una nozione in meno che può essere acquisita. Io, alla fine, pochi minuti fa, ho preso in mano il vocabolario e mi sono tolta il dubbio. Avrei potuto usare entrambi i termini. Adesso lo so e sono sicura che non lo dimenticherò mai più.