IoVoglioTornareDiritto studio negato: perchè gli studenti protestano

L’11 ottobre gli studenti italiani scendono in piazza contro la mancanza di un adeguato finanziamento del diritto allo studio. A ridosso della data storica del 12 ottobre, che ha negli ultimi anni ...

L’11 ottobre gli studenti italiani scendono in piazza contro la mancanza di un adeguato finanziamento del diritto allo studio. A ridosso della data storica del 12 ottobre, che ha negli ultimi anni segnato un appuntamento fisso per le manifestazioni studentesche, studenti di tutte le età scendono di nuovo in piazza per protestare contro un sistema scolastico e universitario che sempre più mostra delle gravi criticità.

Di nuovo in piazza contro un sistema universitario che non funziona. L’11 ottobre è in programma a Roma, indetta dall’UDS – Unione degli Studenti- , una manifestazione a cui hanno aderito anche altri movimenti degli studenti, tra cui LINK – Coordinamento universitario.

La manifestazione partirà nella mattinata da Piazza della Repubblica per terminare a Castro Pretorio, durante il corteo tappe simboliche nei pressi dell’Ufficio Scolastico Regionale (zona p.zza Vittorio Emanuele), Palazzo Trenitalia, e al Ministero della Difesa per dissenso nell’acquisto degli F35.

«Inversione di rotta totale sulle politiche della scuola e università» così parla Alberto Campailla, portavoce nazionale di LINK, un più equo finanziamento del diritto allo studio, al fine di «riportare i fondi a quelli stanziati prima dei tagli della riforma Gelmini», e un adeguamento dei «livelli essenziali delle prestazioni» che riguardano tutti gli studenti.

[VIDEO MOTIVI MANIFESTAZIONE]

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Alberto Campailla, proprio nell’intervista rilasciata a Linkiesta, in occasione della manifestazione dell’11, ha risposto su alcune questioni dell’università: borse di studio, affitti in nero, provvedimenti ministeriali, temi scottanti che da anni sono la causa dei dissensi degli studenti italiani.

[INTERVISTA INTEGRALE]

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DECRETO DEL FARE

Il 27 Settembre è stato pubblicato il testo “Decreto Ministeriale sulla programmazione universitaria 2013-2015”, piano d’azione sul finanziamento del diritto allo studio. Alberto Campailla parla di una «linea di razionalizzazione e privatizzazione dell’università», LINK ha denunciato criticità riguardo l’FFO (Fondo di Finanziamento ordinario) «i finanziamenti saranno assegnati in base al numero di studenti in corso presenti negli atenei, incentivando gli atenei ad espellere dai percorsi di studi gli studenti fuori corso». Un decreto che inoltre incentiva la privatizzazione dell’università «il MIUR vieta la creazione di atenei statali incentivandone la fusione o federazione, ma permette l’istituzione illimitata di università non statali. Incentiva la chiusura dei corsi di laurea (-27,1% di corsi di laurea triennali dal 2007 al 2012) e la loro trasformazione in corsi per Istituti Tecnici Superiori gestiti da fondazioni pubblico-private». La denuncia è anche contro una non adeguato finanziamento del diritto allo studio

BORSE DI STUDIO E PRESTITI D’ONORE

Da anni gli studenti protestano contro i tagli universitari, che ricadono principalmente sulla riduzione dei contributi economici «capitoli tra i più definanziati» dice Campailla, «oggi c’è la necessità di omogeneità nelle regioni del nostro Paese, non garantita […] c’è la necessità di legislazione attraverso il livello essenziale delle prestazioni come sancito dalla Costituzione». «No spot da parte del governo» chiosa il portavoce.
Metodi alternativi al contributo universitario, verso cui spingono le politiche italiane sono i prestiti d’onore. Forme contrattuali con le banche, da risarcire con interessi fino all’8%, «LINK e il movimento sono contrari, il diritto allo studio deve essere garantito ai privi di mezzi» aggiunge Campailla. Strumento, quello del prestito d’onore, che ha causato un indebitamento studentesco, ne sono esempio non solo la realtà europea ma anche quella americana «crediamo che sia un modello che non funziona, lontano dal nostro sistema di Welfare State […] –necessario -ragionare su altri strumenti come il reddito di formazione» chiude sulla questione il portavoce.

ALLOGGI E AFFITTI IN NERO

Una recente indagine di Cgil e Sunia, ha riportato dati allarmanti sull’evasione fiscale legata agli affitti in nero nel nostro Paese. Migliaia di contratti stipulati in nero che generano, secondo la stima, 300 milioni di euro evasi. Pesanti spese che gravano sugli studenti, prezzi spropositati che si aggirano tra i 300 euro per una doppia e fino a 600 per una singola, in città come Roma o Milano, l’indagine stima che il budget di ogni studente per l’80% finisce nelle tasche dei locatori per il pagamento dell’affitto.
Si aggiunge al problema degli affitti in nero l’introduzione della nuova tassa sugli immobili: la Service Tax. Proprio LINK recentemente ha avvertito come l’introduzione della tassa spingerà verso affitti in nero per evitare spese contrattuali troppo alte. Campailla sul tema dichiara «questa della Service Tax rappresenta una drammatica situazione per 700 mila fuori sede, tantissimi senza contratto, la service tax favorirà i contratti in nero per evitare spese ulteriori», la questione si lega ancora alla mancanza di strutture collegate al diritto allo studio. Il movimento proprio oggi scende in piazza per ribadire il diritto all’abitare, nel corso della manifestazione “Student in Action”

L’INDAGINE DELLA PROCURA DI BARI SUI 38 DOCENTI

Tra gli ultimi scandali che riguardano l’università, l’associazione a delinquere organizzata da 38 docenti indagati, che truccavano i concorsi per le assegnazioni delle cattedre ai professori nelle università italiane, cosi dichiara Campailla «questa indagine conferma che nell’università è la baronia a farla da padrona, che controlla le progressioni di carriera e i dottorati e una certa democrazia delle università» conclude «nel 2010 abbiamo più volte protestato contro la riforma Gelmini, che voleva sbaronare l’università, ma che ha solamente rafforzato il potere di pochi, restringendo gli spazi di democrazia»

twitter: @carminezaccaro

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