Cammino lentamente, mi fermo un momento e riprendo. Pensieri gitani non trovano un posto dove fermarsi. E’ presto, prestissimo. Vago per strade conosciute, in attesa che apra un bar o un tabaccaio. Incontro persone che solo adesso vanno a dormire, salutano senza guardare, si sentono a disagio nel giorno che nasce. Il sole, come un divo, si fa attendere. All’esterno di un bar chiuso, su un tavolino, è appoggiata la faccia d’un uomo che ha bevuto, è l’ultimo ubriaco della notte, il primo della giornata. Accanto a quel volto, confuso tra briciole di pane, una bottiglia di vino quasi vuota potrebbe ancora parlare, ma non credo che lo farà. Non vedo ancora nessuno, ma, con la mia fantasia, immagino di essere due ore avanti e penso ai dialoghi che avrò. Ci sarà chi mi chiederà una sigaretta, chi si lamenterà della politica e dello sport, che non è più quello di una volta, chi starà in silenzio per nascondere un’idea che non vuole condividere. Il sole è ancora nascosto. Aspetto.
21 Ottobre 2013