Altro Che SportGli azzurri del volley, vincenti senza giocare in A1

  La Nazionale italiana di volley maschile ha conquistato la medaglia d’argento al Campionato Europeo di Danimarca e Polonia che si è concluso domenica scorsa, 29 settembre. E ha segnato però un pa...

La Nazionale italiana di volley maschile ha conquistato la medaglia d’argento al Campionato Europeo di Danimarca e Polonia che si è concluso domenica scorsa, 29 settembre. E ha segnato però un paradosso sportivo, perché soltanto la metà dei giocatori convocati, 7 su 14, giocano da titolari nella nostra Serie A1. Gli altri sono panchinari, o addirittura giocano nel campionato nazionale secondario, la Serie A2.
Sì, ok, l’Italia della pallavolo non è una nazione secondaria, soprattutto da quando Julio Velasco alla fine degli anni ’80 convinse tutti che qui da noi si giocava meglio che in tutto il resto del mondo. Però all’epoca c’era una generazione di fenomeni (Lorenzo Bernardi, Paolo Tofoli, Andrea Zorzi, ecc.) che aveva l’età giusta per sfondare. Oggi il discorso sembra del tutto diverso.

Artefice principale di questa sorta di miracolo sportivo è il coach, Mauro Berruto, il quale ha assunto l’incarico nel 2010 e ha già condotto la Nazionale a 4 medaglie internazionali: nel 2011 all’argento Europeo, nel 2012 il bronzo Olimpico, nel 2013 il bronzo alla World League – prima del nuovo argento Europeo (fonte Wikipedia).
Per realizzare tutto questo, Berruto non si è affidato a un blocco unico e granitico di giocatori: in 4 competizioni ne ha convocati in totale 26, cioè in pratica 2 Nazionali del tutto diverse – come ha segnalato Marisa Poli sulla Gazzetta dello Sport del 30 settembre. Tra la squadra che vinse l’argento Europeo nel 2011, perdendo in finale con la Serbia, e quella dell’argento Europeo 2013, perdendo in finale con la Russia, c’erano 9 convocati di differenza – e un’età media di quasi 5 anni più giovane.

Secondo Berruto (intervistato dalla Poli) questi risultati dimostrano, più che la sua bravura di allenatore, che in Italia c’è un movimento forte e abbiamo tanti giocatori importanti.
Poi, va be’, per tanti motivi i presidenti e gli allenatori delle squadre di club preferiscono puntare sugli stranieri… cosa che, nell’immediato, dà loro ragione: solo per fare un esempio, alla nostra Serie A1 prende parte Trento, 4 volte campione del Mondo e 3 volte campione d’Europa per club nell’ultimo quadriennio.
E nonostante nel massimo campionato gli italiani quasi non giochino, la produzione di forti giocatori giovani è continua, come dimostra la Nazionale juniores che coach Marco Bonitta ha condotto al titolo Europeo 2012 e, nella versione under 21, al bronzo Mondiale 2013.

Forse ciò non basta a vincere le medaglie d’oro assolute – soprattutto se l’avversaria è la Russia di Dmitrij Muserskij, giocatore alto 2,18 che all’Europeo appena concluso è stato miglior giocatore assoluto e, da quando è convocato nella Nazionale russa, cioè dal 2010 (dice la Wikipedia) ha vinto 5 ori e 1 argento internazionali. Però consente alla Nazionale azzurra di esserci sempre là dove agonisticamente è bello essere.