Qualunque giornalista, esperto o semplice appassionato di attualità estera, nell’assistere all’intervista a Bashar el-Assad che Rai News ha mandato in onda qualche giorno fa in tutte le salse ed in tutte le fasce orarie con chiaro intento egocentrico di scoop, si sarà fatto tante domande che portano ad un unico grande quesito: da che parte stiamo?
Già, perché la prima fondamentale domanda è: perché chiedere e sicuramente ottenere un’intervista con un acclarato assasino (come tale fu suo padre Hafez), ben sapendo che si sarebbe trasformata in uno “spottone” micidiale con la solita retorica anti-americana, nessun riferimento agli alleati Cina e Russia, altrimenti esposti ed imbarazzati, l’ovvia accusa ai ribelli dell’uso di armi chimiche, lo schiaffo ironico all’Europa, politicamente inutile?
Tralasciamo volutamente le domande sulla ricandidatura alle elezioni (ci sono elezioni in Siria?) e su Assad speranza dei progressisti all’inizio del suo mandato, perché sarebbe troppo inglorioso per chi, troppo preso da sindromi di fallaciana memoria, spera di ricalcarne le orme senza sapere che è proprio l’assoluta non accondiscendenza e perfino ostilità che ha reso la Fallaci quello che oggi rappresenta e passiamo alla seconda domanda.
Questa intervista sarebbe avvenuta ugualmente con Domenico Quirico, ancora prigioniero in Siria, in pericolo di vita e prima delle sue dichiarazioni sulla Siria come “paese del male”, definizione che al momento sembra pendere più dalla parte dei cosiddetti ribelli anti-Assad (anche se Quirico da cronista esperto ed onesto non è mai stato tenero con Assad e forse per questo ha cercato di andare al di là delle fonti ufficiali), considerati estremisti, fanatici, affiliati ad Al Qaeda e responsabili dei rapimenti e delle estorsioni ed uccisioni verso occidentali, religiosi e siriani di altre religioni?
…E come si concilia tutto questo, con i servizi innumerevoli che Rai News con un inviato molto, molto vicino al suo direttore, ha mandato in onda, sui massacri ai bambini, sulla guerra civile che continua a devastare il paese anche con l’aiuto di un alleato prezioso di Assad, quell’Hezbollah che continua a minacciare Israele, destabilizzare il Libano, sostenere Siria ed Iran e che non è meno pericoloso ed estremista di Al Qaeda o dei ribelli che combatte?
Queste domande portano al grande quesito su quale sia il ruolo dell’Italia. Innanzitutto il ruolo politico di un paese che, formalmente ha appoggiato gli Usa, ma sostanzialmente ha rifiutato ogni appoggio all’attacco Usa, ha continuato a trattare con il governo siriano la liberazione dei suoi prigionieri, mantiene inalterati i suoi rapporti economici e diplomatici e paradossalmente è fra i primi paesi a fornire armi.
Poi il ruolo giornalistico di chi sta raccontando questa guerra come quella dei monarchici contro i rivoluzionari, del male minore contro il possibile male maggiore (quasi con un celato pensiero nostalgico ai vari Gheddafi, Mubarak, Ben Ali), come se ci fosse un accordo a colpire ma a non fare troppo male. E perché nessuno sta dicendo che se qualche giornalista entra con un visto può solo passeggiare per Damasco, ma guai a spingersi verso Homs o anche solo Aleppo? Non vorremmo che in fondo per noi Assad sia ancora il male minore o il bene peggiore e che è meglio lui se è pronto ad accoglierci per un’intervista in un luccicante palazzo presidenziale.
@angelodaddesio
http://blogs.perfil.com/italiano/