Giorgio Napolitano e Claudio Abbado al termine di un concerto della stagione dell’Accademia di Santa Cecilia, a Roma
La musica è la chiave del successo? Se lo chiede il New York Times in un articolo nel quale si presentano diversi studi scientifici tesi a dimostrare che chi conosce la musica e la suona) ha più probabilità di avere successo in ogni campo della vita. Il New York Times cita anche alcuni casi di persone di successo che hanno familiarità con la musica: Condoleezza Rice, ex segretario di Stato Usa, suonava il piano (fra l’altro il suo nome curioso deriva dall’espressione “con dolcezza”, riferita spesso alle esecuzioni musicali); Alan Greenspan, ex presidente della Federal Reserve, suonava il clarinetto e il sassofono.
Ma in che modo la musica aiuta chi, nel suo campo professionale, sarà una eccellenza o un leader? Sviluppando alcune qualità fondamentali: lo spirito di collaborazione, la capacità di ascoltare, l’abilità nel concentrarsi al tempo stesso sul presente e sul futuro, la disciplina, la capacità di riconciliare idee fra loro in conflitto.
Fra tutte queste qualità colpisce soprattutto la capacità di ascoltare. Una capacità che troppe volte sembra perduta in un rumore di fondo che ci assorda. Claudio Abbado, che durante le prove d’orchestra è sempre avaro di parole e consigli, ama ripetere ai suoi musicisti una espressione tedesca a lui molto cara: zusammen musizieren. Cioè “fare musica insieme”, un’attività che presuppone soprattutto l’ascolto degli altri, anche in una grande orchestra con decine di elementi. “Non pensate solo a suonare, ascoltatevi”, ripete Abbado. E i risultati si sentono, in esecuzioni dove anche le partiture più complesse (pensiamo a certe sinfonie di Mahler o Bruckner) vengono rese con una trasparenza cristallina.
Purtroppo nell’articolo del New York Times mancano esempi di personaggi italiani di successo che siano familiari con la pratica della musica. In effetti maancano gli esempi virtuosi. Viene in mente giusto Fedele Confalonieri, buon pianista, e non a caso fra le persone più colte e intelligenti dell’inner circle di Silvio Berlusconi. Per il resto gli italiani sono più che altro un popolo di canzonettari dove i politici affollano i talk show televisivi, le tribune vip degli stadi e disertano le sale da concerto (a meno che non vi siano costretti dal protocollo). Poche le eccezioni: Giorgio Napolitano, Sergio Cofferati, Gianni Letta.
Se in Italia si facesse nelle scuole una vera educazione musicale avremmo dei cittadini e una classe dirigente certamente migliore. E’ un invito che giriamo al ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Maria Chiara Carrozza. Se la Germania sta dove sta, suscitando la nostra invidia, si deve anche alla straordinaria e diffusa cultura musicale di quel Paese, dove in tante case c’è sempre spazio per un pianoforte. Che non sta lì a fare arredamento.