Bisogna sempre piangere i morti di una tragedia collettiva, chiunque essi siano. Bisogna anche però riflettere e cercare di comprendere le ragioni di una strage degli innocenti come quella avvenuta qualche giorno fa al largo di Lampedusa. Per farlo, la ZaLab (società impegnata nella realizzazione di documentari in contesti interculturali e di marginalità geografica e sociale) ha deciso di rendere visibile gratuitamente, fino alla mezzanotte di domenica 6 ottobre, il film del 2012 Mare Chiuso diretto da Stefano Liberti e Andrea Segre. ZaLab si unisce così all’appello di MeltingPot invitando associazioni e privati cittadini a sottoscriverla, per chiedere l’apertura di canali umanitari e il Diritto d’Asilo Europeo, misure che permetterebbero di salvare migliaia di vite evitando di incrementare il bollettino dei naufragi e il mercato dei viaggi clandestini (clicca qui per aderire all’appello).
Tra maggio 2009 e settembre 2010 oltre duemila migranti africani vennero intercettati nelle acque del Mediterraneo e respinti in Libia dalla Marina e dalla Polizia italiana. In seguito agli accordi tra Gheddafi e Berlusconi, le barche dei migranti venivano sistematicamente ricondotte in territorio libico, dove i richiedenti asilo non godevano di alcun diritto e la polizia esercitava indisturbata varie forme di abusi e di violenze. Nel marzo 2011, con lo scoppio della guerra in Libia tutto è cambiato: migliaia di migranti africani sono scappati e tra questi anche rifugiati etiopi, eritrei e somali. Nel documentario sono loro a raccontare in prima persona cosa vuol dire essere respinti, testimonianze che mettono in luce le violenze e le violazioni commesse ai danni di persone indifese, innocenti e in cerca di protezione. Un film da vedere per riflettere e non dimenticare.