’O pernacchioNapoli Film Festival: il documentario è servito

Non ci girerò attorno: a questa XV edizione del Napoli Film Festival, a farla da padroni (e a ragione, tra parentesi) sono i documentari. Viene più facile raccontare la realtà - come effettivamente...

Non ci girerò attorno: a questa XV edizione del Napoli Film Festival, a farla da padroni (e a ragione, tra parentesi) sono i documentari. Viene più facile raccontare la realtà – come effettivamente stanno le cose – piuttosto che girarci attorno, inventare e ricreare. È una storia amara, ma è – ciò nonostante – storia: vicoli e vicarielli, strade in salita ed in discesa; gente, gente che urla, gente che piange. La verità servita su un piatto d’argento, sparata sul grande schermo e animata, riproposta, tagliata. Il montaggio è un passaggio essenziale: rende il tutto più fruibile e snello; in una parola: leggero.

Le storie che quest’anno vengono raccontate sono le più diverse: dalla street (he)art alla vita nella periferia napoletana; da Castelvolturno all’Egitto e ritorno, dalle carceri alle strade. Piacciono le trovate dei registi, tanti e – spesso – giovanissimi. Piacciono i colori, la fotografia e i toni narrativi. Arcipelaghi, Le Cose Belle, Le Creature del Vesuvio, Crew Only – Estelle ship to Gaza, D’altro Canto, Dell’arte della guerra, Doc 4 Lupe, Ero un re, Interdizione perpetua, Italo, Street Heart, Tutto il resto è Malacqua, L’uomo con il Megafono: 13 titoli, tutti diversi e tutti, allo stesso modo, uguali. Il film documentario è il format del futuro: la realtà, paradossalmente, sta diventando più fiction della fiction stessa.

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