Esemplificativo il caso portato alla luce oggi dal Corriere delle Sera, per dimostrare che in realtà non è la politica che gestisce la Pubblica Amministrazione, bensì i potentissimi dirigentie funzionari dell’amministrazione stessa.
La storia è quella del Segretario Generale della Camera dei Deputati Ugo Zampetti che “festeggerà” il quattordicesimo anno di permanenza in carica, tranquillamente seduto su quella che è una delle poltrone più ambite d’Italia.
Martedì il Vicepresidente del Movimento 5 Stelle (anche loro ogni tanto ne imbroccano una giusta) Luigi Di Maio aveva battagliato nell’Ufficio di Presidenza di Montecitorio per difendere un ordine del giorno che reintroduceva il limite di mandato di sette anni per quella nomina.
Soli contro tutti, con l’unica eccezione del Vicepresidente democratico Giachetti (renziano), l’avevano persino spuntata, ottenendo di poter far votare la loro proposta dall’assemblea. Ma il giorno dopo l’aula l’ha bocciata. Zampetti potrà così attendere serenamente la proroga del suo incarico oltre l’età pensionabile che raggiungerà alla fine del prossimo anno.
La questione è delicatissima perchè chi riveste quella funzione è il capo assoluto dell’amministrazione della Camera, dove vige la cosiddetta «autodichia». Il che significa che nessuno, al di fuori degli stessi parlamentari, può sindacare su come vengono impiegate le risorse.
Il Segretario Generale di Montecitorio è di conseguenza una delle figure più potenti della burocrazia pubblica.
Zampetti è in carica dall’11 novembre del 1999 e si accinge a superare Aldo Rossi Merighi, che guidò la Camera dal 1930 al 1944, mentre guarda ancora da lontano l’inarrivabile Camillo Montalcini, al timone di Montecitorio dal 1907 al 1927.
Fra gli ultimi che hanno avuto tale responsabilità, il suo è un caso unico. Da molti anni a questa parte sarebbe stato impossibile raggiungere livelli tali di longevità, causa l’introduzione di una regola secondo la quale il mandato poteva durare al massimo sette anni. La ragione era la stessa per cui anche analoghe funzioni apicali di alcune istituzioni (per esempio le authority) sono ben definite temporalmente, e ciò per evitare che tanto potere decisionale sia concentrato senza scadenza nelle medesime mani.
Ma il 10 dicembre 2002, quando Presidente della Camera era Pier Ferdinando Casini, la regola venne abolita. Trasformando così la carica a vita.
Zampetti ha quindi potuto conservare il suo posto anche con Fausto Bertinotti, Gianfranco Fini, e ora Laura Boldrini: quinto Presidente della Camera con cui collabora, essendo stato nominato al tempo di Luciano Violante.
Ma il massimo dirigente della Camera dei Deputati è solo la punta di un immenso iceberg fatto di (vero) potere e di fiumi di denaro. E proprio a proposito di soldi (i nostri) credo sia interessante, e utile, ricordare che i 48.083 dirigenti della PA, tutti insieme appassionatamente, si aggiudicano un monte-retribuzioni pari a 3 miliardi e 806 milioni (!).
Queste totale, tra l’altro è (molto) livellato verso il basso, visto che alla faccia della trasparenza è di inaudita difficoltà scoprire a quanto esattamente ammonti lo stipendio dei nostri dirigenti, in particolare di quelli apicali.
Questi ultimi, di cui il buon Zampetti è esponente di punta coi sui 600 mila euro l’anno, secondo l’indagine dell’Ocse “Government at a glance 2011” sono i meglio pagati al mondo, con una media (!) di oltre 308 mila euro per i top manager.
Tornando poi alla voce “potere” va considerato sia che, essendo dipendenti pubblici, sono sostanzialmente inliceziabili, e che, mentre gli eletti vanno e vengono, loro sono sempre seduti sulle loro poltrone dalle quali gestiscono, senza nessun vero controllo da parte di una politica che ne è anzi ostaggio, il Paese.
Difatti la peggiore nefandezza compiuta dalla politica nel nostro Paese negli ultimi vent’anni è stata quella di aver appaltato la gestione della cosa pubblica ai dirigenti della PA stessa, che privi del dovuto controllo, e del corretto indirizzo di Governo, sono i veri “signori della burocrazia” italiana.
Perché, per dirla con queste splendide parole di John Le Carrè “quando il mondo verrà distrutto, non sarà ad opera dei pazzi, ma dagli esperti e dai burocrati.”