Le università del Mezzogiorno rischiano di chiudere, questo l’allarme lanciato dalla Rete della Conoscenza, gli studenti chiedono risposte e soluzioni al ministro Maria Chiara Carozza, in merito al finanziamento all’università e al DM Punti Organico dell’ultimo decreto ministeriale.
Previste per oggi una serie di iniziative negli atenei dal Molise a Foggia e Bari, passando per Taranto, Lecce, Napoli e Cosenza; il giorno prima di un incontro tra il ministro Carrozza con gli undici rettori degli atenei del sud.
Gli studenti si oppongono alla iniqua distribuzione dei fondi all’università, il MIUR ha intenzione di approvare la Quota premiale del F.F.O, circa 540 milioni di euro, che saranno ripartiti attraverso le classifiche ANVUR – considerate di scarsa affidabilià -, se entrerà in vigore, gli atenei agli ultimi posti nelle classifiche subiranno ulteriori tagli; sorte che riguardo molte università del sud. Inoltre le proteste riguardano l’impossibilità di reclutare nuovi docenti a causa delle disposizioni contenute nel recente Decreto Ministeriale (DM 9 agosto 2013 n. 713)
Alberto Campailla, di LINK Coordinamento Universitario riguardo il risanamento e miglioramento delle economie di alcune università porta l’attenzione sull’ultima Legge di Stabilità, recentemente approvata, così dichiara: «dovranno necessariamente essere inseriti dei correttivi per salvare le università piccole e meridionali e nei prossimi mesi sarà necessario avviare un profondo dibattito tra il MIUR e la comunità accademica nazionale, in primis con le studentesse e gli studenti, circa le sorti del sistema universitario nazionale.
Nel corso delle ultime settimane è stato lanciato un appello di sospensione della didattica, rivolto a studenti, dottorandi, personale tecnico amministrativo e docenti, al fine di porre l’attenzione sul grave deficit che colpirebbe le realtà del sud italia, nel caso in cui gli atenei dovessero chiudere, questo quanto si legge nell’appello: «la scomparsa di uno o più atenei configurerebbe un’insopportabile sconfitta per l’intero territorio regionale; tale prospettiva va impedita con ogni mezzo e la responsabilità pende su ognuno di noi: studenti, precari, docenti di ogni fascia, personale tecnico amministrativo»