From Paris with blogPer le femministe francesi le donne sono più uguali degli altri?

La questione della parità di diritti tra uomo e donna - sia ben chiaro fin da subito - non andrebbe mai messa in discussione. Ecco, appunto: la parità. Il problema è che troppo spesso - grazie agl...

La questione della parità di diritti tra uomo e donna – sia ben chiaro fin da subito – non andrebbe mai messa in discussione. Ecco, appunto: la parità. Il problema è che troppo spesso – grazie agli anticorpi sviluppati dalle femministe (quelle vere) in tanti anni di lotta – si dà per scontato che ci si debba indigare solo quando è l’immagine della donna a rischiare di essere compromessa. Mai che si consideri il caso contrario. Non so se sia così dappertutto; certo è che in Francia il concetto di parità sembra viaggiare sempre su binari a senso unico. Mi spiego meglio.

Lo scorso 26 luglio 2012 il canale televisivo fiammingo Canvas ha diffuso un documentario intitolato “Femme de la rue” e realizzato dalla giovane studentessa belga Sophie Peeters. Il filmato, una testimonianza diretta degli insulti, delle minacce e delle aggressioni verbali che le donne sono costrette a subìre quotidianamente in città quando camminano da sole per strada, ha portato in primo piano il dibattito sul sessismo della società contemporanea, tema che è stato ripreso e sviluppato dai principali media francofoni. La televisione pubblica d’Oltralpe France 2, ad esempio, ha deciso di dedicare una puntata della trasmissione “Envoyé Spécial a questo tema così delicato. Ed ecco che il 25% delle donne tra i 18 e i 29 anni ha paura per le strade, il 20% si fa insultare e il 10% subisce baci o carezze che non desidera (dati Insee); ed ecco che le strade delle città europee diventano un inferno invivibile popolato da depravati e maniaci sessuali. E, come al solito, povere donne. E quindi? Problemi? Nient’affatto, però poi non lamentiamoci se il partito xenofobo di Marine Le Pen – quello che i benpensanti, femministe comprese, temono tanto – rischia costantemente di diventare il primo partito di Francia. Eh sì, perché ad essere messi sotto la lente d’ingrandimento non sono certo i maschietti dei quartieri bene (che magari piacerebbero pure a Sophie Peeters), ma gli immigrati – li si riconsoce dall’accento –  dei quartieri popolari delle grandi città.

Ciò non significa che se il problema esiste non si debba parlarne, ma siamo sicuri che sia onesto delimitare il problema alle sole donne? Oppure sarebbe più corretto dire che è la società tutta magari a diventare sempre più volgare e incivile? Quel che è certo è che la denuncia presentanta dal documentario non è rimasta inascoltata: da settembre dello scorso anno a marzo di quest’anno, infatti, sono state ben 140 le multe (da 75 a 250 euro) inflitte a chi è stato pescato a Bruxelles in flagranza di “commento audace” nei confronti di una bella ragazza. Se invece qualcuno (uomo o donna che sia) insulta me, non fa niente. Questa sì che è parità. Meno male che ci pensa questo stato così illuminato ad educare noi povere bestie come si deve.

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Sulla scia di questi reportage, c’è stato un proliferare di blog e di siti internet che hanno cominciato a parlare di questo argomento, attraverso delle testimonianze dirette. Tra questi c’è il simpatico e colorato tumblr del giovane disegnatore belga Thomas Mathieu, che grazie al suo “Projet Crocodiles“, raccoglie quotidianamente i racconti di ragazze vittime di storie di violenza (più o meno fisiche) subìte a casa, in strada o sui mezzi pubblici e poi le pubblica sotto forma di vignette in cui gli uomini (tutti!) sono rappresentati come dei feroci coccodrilli. Stupri, menage à trois indesiderati, masturbazioni pubbliche, perfino il dentista viene immortalato mentre sfrega viscidamente le sue parti intime sulle ginocchia della paziente durante una visita. Insomma, chi più ne ha più ne metta. Ne viene fuori un ritratto del genere maschile a dir poco disgustoso, secondo cui saremmo tutti dei mostri arrapati, violenti e maleducati. Sempre. Al contrario, le donne sono rigorosamente rappresentate come delle vittime innocenti. Il blog sta facendo il giro della stampa on line e – anche in questo caso, – nessuno che si sia azzardato a dire che considerazioni del genere sono al limite del razzismo. Gli uomini sono biologicamente violenti e deviati, non c’è niente da fare.

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Ma ora viene il bello. Eh sì, perché non è accaduta esattamente la stessa cosa quando Guillaume Pley, conduttore di radio NRJ, ha pubblicato un video in cui dimostra ironicamente come sia possibile rimorchiare una sconosciuta in 10 secondi (e tre domande). Eccolo.

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A voi sembra che qualcuna di queste ragazze sia stata costretta con la forza a baciare quel tipo? A me no, eppure in seguito alla pubblicazione (e al successo virale) su YouTube, è stata aperta una petizione per l’eliminazione del video, colpevole, secondo le firmatarie del documento, di aver “infranto la legge” e di “banalizzare il problema della violenza verbale nei confronti delle donne”. Le protagoniste del video sarebbero d’accordo con loro o rivendicherebbero la libertà e il sacrosanto diritto di “gestire il proprio utero” come meglio credono?

Ma siamo proprio sicuri che tutti gli uomini siano dei mostri? E, se anche così fosse, se anche tutta la barbarie della società contemporanea dipendesse solo da loro, quale dovrebbe essere la soluzione? La sterilizzazione? Il carcere? La pena di morte?

Care femministe, non dimenticate che pure gli uomini hanno paura e piangono. Anche se spesso non sono che lacrime di coccodrillo.

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