ItaliAmo#TUC : quando un biscotto si trasforma in un cetriolo

Una volta, a dir la verità fino a ieri, associavamo #TUC ad un biscotto. Una parola onomatopeica che dava un immediato senso di qualcosa di buono, fragrante e che si spezzava in bocca regalandoci ...

Una volta, a dir la verità fino a ieri, associavamo #TUC ad un biscotto. Una parola onomatopeica che dava un immediato senso di qualcosa di buono, fragrante e che si spezzava in bocca regalandoci una sensazione di buono.

Da oggi invece il termine #TUC si trasforma da biscotto a (metaforico) cetriolo. Ovviamente mi riferisco a quel famoso detto popolare che narra di quale sia la parte anatomica dell’allegorico ortolano nella quale tende a finire il (sempre metaforico) cetriolo.

Questo perché i simpatici amici del PDL (sempre che si chiami ancora così) abituati a scherzare, dato il loro più che comico leader, ed amanti degli acronimi, hanno proposto che dal 2014 arrivi il “TUC”, Tributo Unico Comunale.

Questo ennesimo balzello dovrebbe entrare in sostituzione dell’Imposta municipale propria (Imu) e della Trise (tributo sui servizi). Il nuovo tributo, per ora proposto con un emendamento del PDL alla Stabilità e in attesa di discussione alla Commissione Bilancio del Senato, avrà una misura massima del 10,6 per mille della rendita catastale da applicare agli immobili anche a copertura dei servizi comunali indivisibili (le attività che non vengono offerte “a domanda individuale”, dall’illuminazione pubblica alla sicurezza, dall’anagrafe alla manutenzione delle strade).

L’emendamento prevede anche la riduzione della rivalutazione delle rendite catastali di 10 punti per ogni categoria sia per il 2014 che per il 2015.

Il #TUC ha due componenti: da un lato sostituisce quella immobiliare dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) e le relative addizionali dovute per i redditi fondiari relativi ai beni non locati (le rendite degli immobili di proprietà), e l’imposta comunale sugli immobili (l’ex Imu); dall’altro, per la parte dei servizi, i costi relativi alla gestione dei servizi indivisibili.

Insomma, la nuova “simpatica” tassa da una lato ha certamente il pregio di provare a semplificare la (allucinante) giungla fiscale di cui la nostra burocrazia non ha eguali nel mondo ma dall’altro parrebbe essere proprio un “cetriolo” perché non elimina alcuna tassa ma le accorpa soltanto.

Per cui, cambiando gli addendi il risultato non cambia: il cetriolo, anzi il biscotto, sempre li finisce.