La mafia uccide d’estate non è un film qualunque: non è la solita commedia o il solito dramma a sfondo mafioso, con attentati, bombe e sparatorie che si impongono ferocemente sulla trama. La mafia uccide solo d’estate è un racconto – lineare, frizzante, originale – di una storia (quella di Arturo, giovanissimo palermitano, e anche di Cosa Nostra) che invita a riflettere; che non si ferma alle semplici notizie, ma che va a fondo – insistendo, mostrando, soppesando. Il bene è il bene e il male è il male; mafia e Stato non possono convivere, non possono accettarsi; dovesse succedere, diventerebbe difficile persino distinguerle. Le contraddizioni di una generazione e di una classe politica (capitanata da Giulio Andreotti) spogliate di tutta la loro furberia, doppiogiochismo ed ipocrisia. L’arma dell’ironia al servizio di un narratore, regista ed interprete (Pierfrancesco Diliberto) che trova il giusto metodo per avvicinare il pubblico – il grande pubblico – ad un momento drammatico e importante della storia italiana contemporanea.
La mafia uccide solo d’estate è un film che va visto: opera prima di Pif, con attori, giovani e promettenti, veterani e siciliani doc (non tutti), che si calano perfettamente nelle loro parti, tasselli di un mosaico più grande che è la storia. Che è – lo ripeto – semplice, funzionale e coinvolgente. Vincitore del Premio del Pubblico all’ultima edizione del Torino Film Festival, Pif sarà a Napoli mercoledì prossimo, l’11 Dicembre, per un incontro con gli spettatori al Modernissimo: un’occasione da non perdere, soprattutto se si considera che Libera Campania, associazione anti-mafia, farà da sponsor, in ricordo di Marcello Torre, vittima innocente della camorra ucciso a Pagani nel 1980.