“Fare regali è un piacere, se non sono sorprese che piacere è?” recitava un noto spot pubblicitario. O forse no, ma non è questa la cosa importante.
Quello che conta è che, con l’avvento (ah ah ah) dell’era 2.0, ogni occasione – Natale, compleanno, anniversario del primo scivolone su quella montagnetta marrone che, si sa, porta sempre fortuna – è diventata un pretesto per compilare una piccola lista nozze rivisitata e postarla sui social network, nella speranza che qualcuno capisca il non-molto-velato messaggio e ci regali esattamente quello che vogliamo.
«Che male c’è?» dirà qualcuno. «Anzi, la lista dei desideri evita un sacco di casini e di delusioni».
Vero, verissimo, per carità, ma – ammettiamolo – toglie anche un po’ di poesia.
Lo so che tradizione vuole che Babbo Natale – o Santa Lucia per noi mangiatori di polenta – riceva una letterina, la legga e si comporti di conseguenza, ma, una volta superata l’età del Dolce Forno e della Barbie Buon Compleanno, forse il regalo dovrebbe assumere un’altra valenza.
Invece la frase che si sente ripetere più spesso in prossimità delle feste è: «Uffa (o espressione più colorita a piacimento), devo comprare i regali di Natale».
Uffa (o espressione più colorita a piacimento), devo, che palle. E allora non farli no?
«Eh, ma le convenzioni…»
Ma non te ne sei sempre fregato delle convenzioni?
«Eh, ma poi sembro un taccagno».
Ecco, finalmente arriviamo al punto: il regalo è un dovere. Perché è così che ci si comporta, perché lo fanno tutti, per non sentire lo spirito del Natale Passato, Presente e Futuro che nottetempo passa a fare una visitina.
E quindi ben venga la wishlist degli altri, che elimina un sacco di problemi.
Tutto torna, insomma. Tranne la magia, il piacere della sorpresa, la gioia di rendere felice qualcuno con un piccolo pensiero.
«Sei antica. E troppo romantica».
Può essere, ma suvvia, anche il regalo sbagliato ha pur sempre il suo fascino:
– è istruttivo, perché insegna a usare eBay;
– è un aggregatore sociale, perché rende il destinatario l’idolo delle folle su Il regalo di merda;
– fortifica, perché andare in giro con una cravatta goliardica tempra il carattere;
– fa entrare nel mito, perché la sua bruttezza verrà raccontata per anni ad amici e parenti;
– diverte (ecco, magari dopo un po’);
– è ecologico, perché si può riciclare.
Magari rifilandolo all’amico con la wishlist.
«E questo cosa è?»
«Una scultura in legno. È uno stambecco sulle pendici del Monte Bianco. La renna non l’ho trovata».
«La renna?»
«Sì, la renna Mont Blanc, quella della tua lista».
«Ma… era… non si può comprare una renna…»
Eh già, ci sono cose che non si possono comprare, per tutto il resto c’è la wishlist. Certo, bisognerebbe rileggerla prima di metterla online: chi di lista ferisce, di errore di battitura perisce.
(Ogni riferimento a fatti realmente accaduti è puramente casuale. Forse)