Ha un bel titolo il libro che John Eliot Gardiner ha voluto dedicare a Johann Sebastian Bach. Si intitola Music in the Castle of Heaven (Musica nel Castello del Cielo) e sia il Financial Times che l’Economist lo hanno inserito tra i libri memorabili del 2013. Il libro non è una biografia vera e propria. Di quelle ne esistono di ottime e complete. Pensiamo al monumentale Frau Musika di Alberto Basso e al più agile Johann Sebastian Bach. La scienza della musica di Christoph Wolff. Probabilmente John Eliot Gardiner non aveva nulla da aggiungere alla ricca documentazione e alla cronologia prodotta da Basso e Wolff. ma il suo libro ugualmente corposo (672 pagine nella edizione della Penguin) è al tempo stesso prezioso perché Gardiner ci racconta Bach con gli occhi di un musicista che ha dedicato decenni della sua vita alla musica del sommo compositore di Eisenach.
DI Bach, Gardiner ha eseguito in concerto e registrato su disco praticamente l’intero repertorio. Soprattutto quello sacro. Le Passioni, la Messa in si minore e le Cantate. E’ rimaasto memorabile il suo “pellegrinaggio” del 2000, nel quale Gardiner, in occasione del 250° anniversario della morte di Bach, ha eseguito l’intero ciclo delle Cantate da chiesa insieme al Monteverdi Choir e gli English Baroque Soloists. Le Cantate sono state eseguite nella festa liturgica per le quali erano state concepite. Il “pellegrinaggio”, cominciato nella Herderkirche di Weimar il giorno di Natale del 1999, ha portato Gardiner e i suoi musicisti nelle chiese di 13 paesi europei, più una tappa a New York. Le registrazioni live dei concerti si trovano nei cd della Soli Deo Gloria, l’etichetta creata da Gardiner che nel nome ricorda le parole scritte da Bach sulla partitura alla fine di quasi ogni composizione: a Dio Solo Gloria.
Fu proprio durante quel tour, confida Gardiner, “che cominciai a capire alcune delle cose che alimentavano la creatività di Bach. E decisi di scriverne”. La stesura di Music in the Castle of Heaven ha richiesto quasi dodici anni e Gardiner la considera “un’esperienza catartica”. Nel libro Gardiner prova a esplorare la vita interiore di Bach. Una vita complessa, sulla quale pesò il dolore della perdita prematura di 12 dei suoi 20 figli. C’è anche un’analisi della musica sacra di Bach, quella che Gardiner conosce meglio e che vede come una scala per ascendere al cielo. A chi gli chiede quale può essere, per un neofita del grande Kantor, il primo gradino della scala, Gardiner risponde: “I Mottetti, perché anche io ho cominciato da lì”.
Gardiner è un bachiano predestinato. Infatti nel libro racconta che da bambino, fino ai 10 anni di età, ha vissuto in una casa alle cui pareti era appeso uno dei due ritratti autenticati di Bach. Oltre al repertorio bachiano Gardiner si è dedicato, in anni recenti, alla musica romantica e al teatro d’opera (si ricorda una sontuosa rappresentazione parigina, anche in Dvd, di Les Troyens di Berlioz) ma Bach resterà la sua stella polare anche per il futuro della sua carriera. E dal prossimo 1 gennaio Gardiner sarà ancora più vicino a Bach. Infatti da quel giorno assumerà la carica di presidente del prestigioso Archivio Bach di Lipsia, la città dove Bach visse, insegnò e creò la maggior parte dei suoi capolavori.