Ogni volta che in Italia si prova a fare un discorso serio nei confronti della scienza, bisogna necessariamente prima fare un po’ di training autogeno, e poi provare a scrivere qualcosa. Soprattutto quando si parla di cure “innovative” o “alternative”, il ridicolo sembra non avere un confine ben delineato, e si confonde con gli aspetti emotivi che prendono il sopravvento e rischiano di offuscare la nostra capacità di giudizio.
Parliamo del metodo stamina. E facciamolo partendo dal primo aspetto tragicomico della faccenda, cioè il suo guru, tale Davide Vannoni: laureato in lettere e docente di psicologia all’Università di Udine. Bene, in un Paese mediamente normale, una persona che con le sue credenziali mediche avesse ideato un metodo terapeutico per la di malattie rare, dalla atassia muscolare spinale al coma vegetativo, basata sulle cellule staminali, occuperebbe lo spazio di un trafiletto sulle cronache locali. Probabilmente nella sezione dedicata ai personaggi da manicomio. Ma siamo in Italia. Quindi la cosa non finisce qui.
Il “metodo” viene sperimentato, prima a San Marino, poi nell’Ospedale di Brescia. Da lì nasce l’interessamento de Le Iene di Italia 1, che portano il “metodo” alla ribalta nazionale: fomentando sit-in di familiari di persone malate che, loro malgrado, intravedono una speranza per i loro cari, prendendosela con lo Stato per voler, a loro giudizio, ostacolare la diffusione del metodo che potrebbe invece salvare centinaia di vite umane.
Il problema è che a giocare con le speranze e la vita di queste persone non è lo Stato, bensì proprio la trasmissione televisiva Le Iene, per non parlare di Vannoni, che non si è mai preoccupata di approfondire il caso dal punto di vista scientifico-medico. A meno che non si intenda per approfondimento scientifico far vedere le migliorie sempre e solo di alcuni pazienti, tralasciando volontariamente tutte le altre persone che, dopo averlo sperimentato, sono peggiorate o addirittura morte.
Anche qui, in un Paese normale una trasmissione del genere sarebbe stata costretta a fare marcia indietro, l’ordine dei giornalisti sarebbe intervenuto per tutelarsi, avrebbe perlomeno chiesto il perché siano stati tralasciate le vicende giudiziarie dello psicologo-guru-stregone Vannoni, si sarebbe interrogato sul perché dello sberleffo internazionale a cui siamo stati esposti per ben due volte (articolo uno – articolo due) su Nature, la rivista scientifica più prestigiosa al mondo, avrebbe chiesto un approfondimento su quanto reso noto dai NAS sulle gravi mancanze e non conformità di quanto veniva iniettato ai malati. Ma siamo in Italia, dunque nessuno ha chiesto niente. That’s entertainment.
Dunque tre riflessioni.
Perché lo Stato vieta l’uso del metodo Stamina, come a suo tempo fece con il metodo Di Bella prima di approvarlo secondo i suoi protocolli? Semplice: perché lo Stato nell’adozione di un nuovo farmaco, deve seguire un protocollo scientifico. Non per partito preso: semplicemente perché si è dimostrato il metodo più efficace per individuare i farmaci in grado di curare le malattie. Anche se esiste una larga parte di gente favorevole ai rimedi di vari stregoni fai-da-te, dal sale di Vanna Marchi all’acqua di Lourdes, al profumo di rose di Padre Pio fino a Vannoni e Di Bella, fin quando non vengono testate scientificamente, queste cure non possono essere utilizzate.
Perché la gente non accetta questo processo di sperimentazione e invece pensa che, come dice lo stesso Vannoni, vi siano i complotti delle multinazionali del farmaco che vogliono impedire che il metodo Stamina venga diffuso? A prescindere dal discorso emotivo dei parenti dei malati e fraudolento da parte di Vannoni, c’è anche una motivazione più sociale. Come ci ha ricordato Karl Popper, la “teoria sociale della cospirazione… è l’opinione secondo cui tutto quel che accade nella società è il risultato di un preciso proposito perseguito da alcuni individui, o gruppi potenti. Quest’opinione è assai diffusa, anche se si tratta, in certo senso, indubbiamente, di una specie di superstizione primitiva… è, nella sua forma moderna, il tipico risultato della secolarizzazione delle superstizioni religiose.” In altre parole, prima si immaginava che tutto ciò che accadeva nel mondo, accadeva per volontà di qualche Dio. Ora che a Dio nessuno più ci pensa (chi più consciamente, chi meno) è rimasto un vuoto che di volta in volta facciamo occupare a qualcuno (politici, un gruppo finanziario, gli ebrei di Hitler, le case farmaceutiche) che muove le fila del discorso a nostra insaputa. Senza dire che Vannoni potrebbe da subito uscirsene elegantemente, rendendo noto il “metodo”. Ma non lo fa perché dice che ancora lo deve brevettare e vuole evitare che “altri” lo possano sfruttare economicamente. Bene, ammesso che Stamina sia efficace e brevettabile, sarebbe utile ricordare a Vannoni il caso di Chain, Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia nel 1945 insieme a Fleming e Florey per gli studi sulla penicillina, di cui rinunciò, per motivi etici, alla brevettazione. Accelerando così la sua diffusione e salvando milioni di vite umane.
Da ultimo rimane l’imbarazzante atteggiamento dei nostri politici che, nella scorsa estate, con soli quattro astenuti e un contrario, hanno votato affinchè il metodo Stamina fosse sperimentato, per accondiscendere all’opinione pubblica. L’ennesima dimostrazione che, perlomeno scientificamente, tutti i nostri parlamentari sono a livello culturale del mago Otelma. Certo, vi è il passaggio decisivo di chi si occupa di scienza e non si preoccupa di spiegare alla gente comune il perché di tante cose, limitandosi a scrollare le spalle. Questo atteggiamento è sicuramente poco produttivo a livello comunicativo, ma di tutti i limiti appena elencati è sicuramente il meno peggio. Insomma, meglio trovarsi in corsia con il dottor House, scorbutico e spazientito ma preparato, che con il Giulio Golia di turno: accomodante, ma ignorante.