Non aprite quelle porteAmore e morte: i dolori del (non più) giovane trentenne

Lo so, esistono signore liste che elencano con amorevole cura tutti i segnali del lento declino del trentenne che va per gli anta: il fastidio per la musica alta nei locali, l’hangover dopo un solo...

Lo so, esistono signore liste che elencano con amorevole cura tutti i segnali del lento declino del trentenne che va per gli anta: il fastidio per la musica alta nei locali, l’hangover dopo un solo drink, le interminabili feste di compleanno dei figli, l’amore smodato per il divano, e via dicendo.

Ma queste liste, secondo me, sottovalutano gli aspetti più intimi – diciamo più umani – della trasformazione: gli aspetti-che-non-ti-aspetti, cioè quelli per cui non sei preparato e che, all’improvviso, ti fanno esclamare con orrore “Ommioddio sono vecchio”. Eccone alcuni:

L’effetto aspirapolvere
Altrimenti detto il quarto principio della dinamica: se ti pieghi in avanti, non ti raddrizzi più. Farlo equivale a provare le stesse gradevolissime sensazioni che si proverebbero se qualcuno, da qualche parte, decidesse di passare il pomeriggio infilando spilloni nella schiena di una bambolina voodoo fatta a tua immagine e somiglianza.

L’intransigenza da pendolare
Se il tuo vicino di posto ha lo smartphone con “riproduci toni alla pressione della tastiera” impostato su ON, ci sono buone probabilità che tu glielo faccia ingoiare prima di arrivare a destinazione.

La relatività
Ovvero le conversazioni che non vorresti mai avere al bar.
«Stamattina non riesco a svegliarmi»
«Notte brava?»
«Sì, c***o. C’era un film e sono andato a letto tardi. Non sono più abituato a fare le undici e un quarto».

Amore e morte
La notte (o la giornata) di eccezionale e prolungata passione – quella intensa e vivace, non quella meditativa alla Sting, eh – ti lascia non solo piacevolmente stordito, ma anche (un po’ meno) piacevolmente indolenzito. Muscoli di cui avevi rimosso l’esistenza all’improvviso si rifanno sentire e ti obbligano a deambularti in giro per l’ufficio con la stessa fluidità di un robot. Vuoi vedere che Sting sotto sotto non ha tutti i torti?

Panda Style
Dopo il lavoro resti fuori per una serata con le amiche. Quando torni a casa, ti guardi allo specchio e, vedendo che i tuoi occhi sono indistinguibili da quelli di un panda, maledici tutte le pubblicità che garantiscono una tenuta impeccabile del rimmel anche in caso di attraversamento della Manica a nuoto. Cominci a struccarti e continui a sfregare come impazzita, perché quell’orribile alone nero non se ne va.
E ci credo. Non è trucco. Sono occhiaie. Perenni.
Va beh, passatemi del bambù. Anno nuovo, vita nuova.

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