Non aprite quelle porte“È troppo timido per chiedermi di uscire” e altre storielle

Son passati tre mesi e ci risiamo.«Ciao, come va?»«Tutto bene. Tu?»«Sai quel mio collega che mi stava dietro (stare dietro = chiedere in prestito la cucitrice, nda)? Ecco, gli ho fatto un regalo a ...

Son passati tre mesi e ci risiamo.
«Ciao, come va?»
«Tutto bene. Tu?»
«Sai quel mio collega che mi stava dietro (stare dietro = chiedere in prestito la cucitrice, nda)? Ecco, gli ho fatto un regalo a Natale».
«E…?»
«E niente. È troppo timido per chiedermi di uscire, quindi aspetto che si decida».
«Non puoi chiederglielo tu, scusa?»
«Sei matta? Non sono quel genere di persona. Aspetto che mi inviti lui. Speriamo faccia in fretta».

Speriamo sì, perché son già passati tre mesi da quando si è dichiarato – inequivocabilmente – chiedendoti in prestito la cucitrice. Se aspetta ancora un po’, cara mia, c’è il serio rischio che debba passare i primi dieci minuti di intimità a toglierti le ragnatele.
“È troppo timido per chiedermi di uscire” è, senza ombra di dubbio, ai vertici della top ten delle frasi che ci raccontiamo noi donne per non ammettere che all’oggetto del nostro desiderio facciamo lo stesso effetto dei gambaletti color carne: bleah.

Anche se è chiaro come il sole che non c’è trippa per i gatti e che il nostro principe azzurro ha ben altre mire, noi no, continuiamo a essere convinte che non ci stia chiedendo di uscire perché:
– è troppo timido;
– gli si è azzoppato il cavallo;
– non vuole sembrare sfacciato;
– il gomito gli fa contatto col piede (cit.);
– a tredici anni sua cugina gliel’ha fatta vedere e da allora è rimasto traumatizzato (quasi-cit.);
– sta nascondendo Michael Jackson e non può farci entrare in casa.

Così, certe che ci stia evitando solo perché è un timidone che non sa come gestire la situazione, cominciamo a fantasticare sulla nostra storia d’amore immaginaria, senza accorgerci che il tempo passa mentre noi restiamo ferme a fare la muffa.
Vediamo il primo appuntamento, che senz’altro sarà super romantico; vediamo il primo bacio e la prima notte di passione; vediamo l’anello di fidanzamento e la cerimonia a piedi nudi sulla spiaggia. Mentre stiamo per partorire il secondo figlio, però, all’improvviso una voce reale che più reale non si può interrompe le nostre fantasticherie.
«Scusa, Loredana, dovrei dirti una cosa, ma è un argomento un po’ delicato. È da diverso tempo che ci penso…insomma, non vorrei sembrarti sfacciato, ma…»
Gioia e tripudio, si sta dichiarando! Allora abbiamo fatto bene ad aspettare fiduciose!
«… puzzi di cane. Potresti per favore lavare più spesso i vestiti? Ah, già che ci siamo, ti dispiacerebbe fare cambio di turno con Susanna, che oggi finisce tardi? Sai, vorrei portarla fuori a cena».
Ma come? La cucitrice l’aveva chiesta a noi, mica a Susanna.
Eh già, di lei mi sa che gli interessa ben altra attrezzatura. De gustibus.

X